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Perché rinviare il pareggio di bilancio

18 Aprile 2014 1.198 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Com’è noto un conto è l’avanzo primario, cioè la differenza tra entrate e uscite ad eccezione degli interessi sul debito, altro conto è il cosiddetto pareggio strutturale, che conteggia nel bilancio dello stato anche il peso degli interessi sul debito. Orbene l’Italia da anni conta su un avanzo primario, per la verità estinto durante l’ultimo governo Berlusconi, ma non ce la fa ancora a pareggiare i conti data l’alta dimensione degli interessi sul suo enorme debito pubblico. Orbene, il ministro Padoan ha chiesto il rinvio di un anno, dal 2015 al 2016, del pareggio strutturale di bilancio adducendo, in una lettera alla Ue, una serie di motivi. Che però si riducono ad uno solo.

È evidente che un percorso che tende a ripianare i conti pubblici abbisogna non solo di tagli alla spesa, ma anche di ripresa economica. Solo coi tagli, col rigore e i sacrifici, anzi, si produce minore crescita e dunque una percentuale di maggiore indebitamento. Infatti in questi ultimi anni, con la recessione, il rapporto tra debito e Pil è cresciuto fino a sfiorare il muro del 130 per cento. Padoan, opportunamente, registra per l’anno in corso, l’inizio di un’inversione di rotta. Cioè una timida ripresa, che viene stimata per il 2014, allo 0,8.  Questo debole sviluppo va incoraggiato, rafforzato, governato, e ha bisogno di agevolazioni.

Per questo il governo ha messo in cantiere misure di fiscalità per le famiglie e per le imprese, nonché il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Secondo Padoan tutto questo inciderà sulla ripresa, che nel 2018, dunque tra quattro anni, secondo le sue previsioni, potrebbe raggiungere il 2,25 per cento. Questo colmerebbe solo in minima parte la perdita di Pil dall’inizio della crisi che per l’Italia è stata addirittura di nove punti percentuali.  La Ue non ha detto no. Ha preso atto, ha analizzato i contenuti del Def, ha manifestato una posizione di attesa. Resta il fatto che per la prima volta in questi ultimi anni, il governo italiano ha evitato di prendere ordini e ha lanciato un’idea all’Europa, senza accettare vincoli indissolubili. E questo è un bene.

Che al Senato quest’oggi la richiesta alla Ue sia stata  votata non solo dalla maggioranza di governo, ma anche dalla Lega, testimonia da parte di quest’ultima una coerenza tra enunciazioni, contro l’Europa dei vincoli, e comportamenti parlamentari. Gli altri, dal Movimento Cinque stelle a Forza Italia, hanno invece assunto inspiegabili atteggiamenti.   Tanto più inspiegabili perché, se si contrasta la richiesta, allora vuol dire che si è a favore del suo contrario. E cioè della permanenza del pareggio di bilancio al 2015, con tutte le conseguenze del caso. Così due partiti, uno decisamente anti europeo, l’altro che si vanta di avere sempre contestato l’asservimento alla Germania, tranne quando ha governato, si oppongono ala richiesta di maggiore libertà d’azione dell’Italia. Capisco che ormai la campagna elettorale è aperta, ma lo potranno spiegare ai loro elettori?

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