Italia fuori. Si dimettano i vertici federali
Non è stato il Moreno di Corea 2002. Sì, ci ha messo del suo con due decisioni sbagliate il suo omonimo di Brasile 2014: l’espulsione irragionevole di Marchisio e la mancata espulsione del vampiro Suarez per morso su Chiellini. Ma c’è da dire che un rigore netto a favore dell’Uruguay non è stato fischiato e che l’Italia non ha fatto un solo tiro in porta in novanta minuti. Anzi non ne ha fatto uno in due partite, se includiamo anche quella col Costarica.
Adesso le polemiche esploderanno e le colpe verrano attribuite a Prandelli, come gli vennero attribuiti i meriti dopo il secondo posto all’Europeo di due anni fa. Penso invece che le motivazioni stiano tutte nella crisi del calcio italiano. Fuori dalle Coppe i nostri club sia pur rafforzati da numerosi innesti stranieri. Fuori al primo turno dal mondiale del Sudafrica e fuori al primo turno adesso. Penso che Abete dovrebbe trovare la forza per le dimissioni immediate.
Non è possibile avere ai vertici federali sempre le stesse persone. Possibile che la rottamazione valga per tutti tranne che per le cariche nello sport? Vogliamo ricordarle? Abete, Berretta, Tavecchio, Petrucci, che si sposta dalla pallacanestro al Coni con biglietto di andata e ritorno, se escludiamo il nuovo presidente del Coni Malagò, l’unica figura nuova, tutto il resto è vecchiume senza idee. Siamo il paese che non ha investito sugli stadi, che ha adottato le norme più assurde per accedervi, che ha il pubblico più scarso rispetto a quello di Germania, Inghilterra e Spagna. Che si aspetta a fare piazza pulita, dopo questo nuovo risultato desolante?
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