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L’Italia illegale è questa…

6 Luglio 2014 1.394 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ma sì, viene spontaneo dire: speriamo che Renzi ce la faccia. Anche se puntare sempre sull’uomo solo può essere azzardato. Però non sarebbe male fare un po’ di chiarezza su questo paese sgangherato e un po’ misterioso che per Metternich era solo un’espressione geografica e per la Bundesbank è oggi una nazione da mettere in riga. Non deve destare più alcuna sorpresa che dopo la guardia di Finanza e i magistrati anche le authority vengano coinvolte nel giro della corruzione. Personalmente ho sempre pensato che l’Italia nel suo complesso sia vissuta e viva tutt’ora nell’illegalità.

Dal commerciante che evade il fisco per guadagnare un po’ e lo ritiene perfettamente legittimo, ai dentisti, avvocati, ingegneri, architetti, notai che invece non si accontentano, dai piccoli imprenditori e artigiani che lo fanno magari per poter investire e restare vivi, ai dipendenti pubblici che invece hanno un doppio lavoro in nero per potersi premettere le ferie, dai taxisti che ti chiedono se vuoi la ricevuta e tu non te la senti di obbligarli a fartela per non essere scortese, dai giovani giornalisti che vengono sfruttati dai grandi giornali e poi non assunti, dagli extracomunitari sempre in prova, dai proprietari di case che le intestano una alla moglie, una al figlio maschio e uno alla femmina per pagare meno Tasi, e potrei naturalmente continuare, l’Italia è un paese che non ha mai avuto una cultura dell’appartenenza allo Stato.

Si dirà. L’Italia è uno Stato giovane. Ha appena cento cinquant’anni. Quanti ne serviranno? Perfino i fenomeni della mafia e della camorra sono stati vissuti come entità più vicine, protettive, e per questo hanno potuto proliferare. Perché stupirsi del fatto che anche questo Brienza, presidente dell’Autorità più delicata, quella sugli appalti, ne approfittasse un po’. Che cosa è una casa con terrazza, qualche figlia raccomandata e assunta? Normale. Normalissimo. Poco fa mi trovavo in un bar della mia città. Alcune persone commentavano lo scandalo del Mose. Siccome le conoscevo bene mi sono permesso di domandare: “Ma se a voi offrissero un milione di euro per fare una cosa illecita che fareste?”. Imbarazzo, silenzio. Poi uno in dialetto mi dice: “Non sono mica scemo, io lo prenderei subito”. E l’altro più giustificativo: “Guarda io lo prenderei per non farlo finire nelle tasche loro”. Così va il mondo.

D’accordo, non bisogna rassegnarsi ma più che sproloqui di moralità un tanto al chilo sarebbe ora di agire sugli spazi che si lasciano all’illegalità. Prendiamo le varie Autorità. Ma siamo impazziti? Ce ne sono decine, una in ogni settore. Appena si approva una nuova legge si istituisce una autorità: quelle portuali, quelle fluviali, quella per la garanzia delle comunicazioni, quella per la digitalizzazione, è in via di costituzione anche un’Autorità anti sprechi che ci costerà sei milioni l’anno. In tutto 2.675 dipendenti, con dirigenti da 600 milioni l’anno. Scusate, ma se poi la Bundesbank s’incazza non ha qualche ragione?

Quello che è emerso e che già si sapeva è che l’illegalità non riguarda solo o tanto la politica. Nè che é stata sconfitta con Tangentopoli. L’Italia durante Tangentopoli era la peggiore. Aveva ragione Craxi, era fatta di extraterrestri e di bugiardi. E non solo nella politica. Prendiamo l’eroe della rivoluzione giudiziaria Di Pietro. Dove è finito dopo la Gabanelli story? Mi sono convinto che il solo modo per evitare o raffreddare la corruzione in Italia sia quello di tagliare le occasioni corruttive, e non di inserire nuovi controllori. Magari sorteggiare il Csm e la Corte, ma anche le nomine, e anche le imprese che partecipano alle gare. Affidarsi alla sorte e sottrarre le decisioni agli uomini è l’unico modo, tutto italiano, per evitare spinte e tranelli. Come nei melodrammi anche nella vita il destino ha sempre ragione.

Ps: A meno che non vengano contraffatti anche i sorteggi. Una volta dissero che un presidente di un’ospedale riusciva in base al calore dei dadi a capire l’identità dei partecipanti a un concorso. Se è così alzo bandiera bianca…

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