Una mia lettera a Rosario Genovese
Caro Rosario,
ti ho telefonato per esprimerti il sentimento di amicizia che non è mutato dopo le recenti vicende. Io non sono mai stato solito, nella mia ormai lunga vita politica, cambiare i miei rapporti in base alle disgrazie che accadono agli altri. Non c’è niente di più ipocrita che rinnegare un’amicizia in base al calcolo delle opportunità personali. Nella vita può capitare a tutti di sbagliare. E a volte un errore anche minimo può diventare fonte dei peggiori guai. La mia impressione però è che tu stia esagerando. Se non c’é dell’altro ti stai punendo troppo. Dimissioni dal Consiglio comunale irrevocabili, perdita del posto di lavoro? Ma stiamo scherzando? Ci sono persone che hanno combinato molti guai e ben peggiori che sono ancora candidati e chiedono voti. Altri che pontificano dalla pagine dei giornali. Altri ancora che devono giustificare spese di centinaia di migliaia di euro. Capisco che questa vicenda che ti ha riguardato sia più appetitosa per i mass media. Ma non sempre quel che viene ritenuto giornalisticamente più produttivo è anche più grave. Anzi. Io ti invito a non distruggerti. Collochiamo ogni cosa al suo posto. Senza lasciarti condizionare dalla pesante atmosfera del momento. Puoi e devi ritrovare serenità negli affetti familiari e personali e nella passione per la politica che da sempre ti ha caratterizzato. Questa ansia di autodemolizione che ti ha preso va bloccata. E coniugata con la fredda riflessione che solo il tempo può generare. Calma, Rosario, fermati. Ti abbraccio, tuo Mauro Del Bue
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