Dalla questione morale alla questione criminale
Siamo passati dalla cosiddetta questione morale, che in tanti decantavano negli anni novanta e che venne trasferita per via giudiziaria in soluzione carceraria per alcuni e in preventiva assoluzione per altri, alla questione criminale. Non esiste più un partito che si assuma la responsabilità di finanziamenti illegali e irregolari. Non esiste un esponente che affermi che i soldi dell’Expo, del Mose, della banda di Roma, siano stati utilizzati per fare politica. I pochi finanziamenti per le campagne elettorali sono stati regolarmente denunciati e paiono poca cosa. Le novità sono due. La prima l’ho anticipata. Si tratta di corruzioni che servivano per gonfiare portafogli privati, come quello suddiviso in famiglia, dell’ex capo della segreteria di Veltroni Odevaine o dei neri Panzironi e Mancini.
Ma questo è il meno. La verità è che l’arricchimento illecito era funzionale a compiere reati, cioè aggiudicarsi lavori pubblici senza gara, ed era gestito sostanzialmente da due agenti. Uno, di destra, che aveva già subito due condanne e aveva perso un occhio durante uno scontro a fuoco con la polizia, l’altro di sinistra che aveva ucciso una prostituta ed era stato condannato a trent’anni di galera. Sono sempre dell’idea che, scontata una pena, un cittadino possa ricostruirsi una vita. Ci mancherebbe. Ma da qui a diventare punti di riferimento di parte della classe politica ce ne passa. Io non sono stupito che la corruzione si sia annidata anche a sinistra, anche nel movimento cooperativo, il cui obiettivo principale è sempre stato l’aggiudicazione dei lavori, spesso costi quel che costi. Altro che superiorità morale…
Penso che la contiguità tra sistema politico e criminalità organizzata sia il fatto nuovo. Mai in passato si era verificata. O almeno non era mai uscita. Che ci siano state contiguità tra settori della Dc e la mafia è noto. Ma questo era inserito in una particolare e delimitata situazione geografica. Non a Roma, non a sinistra. Adesso noi assistiamo invece ad un sistema caratteristico della capitale d’Italia in cui la criminalità organizzata, che comprende addirittura la banda della Magliana, aveva in mano settori della destra e della sinistra. Cosa sono diventati oggi i partiti politici? Perché è possibile trascendere da qualsiasi riferimento etico, da qualsiasi motivazione di finanziamento alla politica e si ruba e ci si fa corrompere addirittura da settori del crimine organizzato?
Pensateci un momento. Quel che ci unisce è una storia, è un’identità. Poi possiamo litigare, sfogarci, criticarci anche duramente. Ma il nostro “ubi consistam” è un filone che nasce nel 1892 e anche prima, è la vicenda dei riformisti contrapposti ai massimalisti e ai rivoluzionari. È una grande revisione che si produsse nel 1956, gli scontri tra autonomisti e filocomunisti, è il nuovo corso del 1976 dopo che pareva finita, è la Rimini del 1982 e potrei continuare. Certo tutto questo è passato. Anche se molto è ancora presente. Ma cos’è che unisce i berlusconiani e i democratici? Non la storia, non l’identità. Ma solo la possibilità di vincere. Questi partiti riassumono storie diverse, idealità diverse, convinzioni diverse. Messe insieme per vincere. Questo apre la strada a qualsiasi tentazione. Cerchiamo di ragionare su un sistema politico, unico in Europa, che non ha più alcun legame con quello del Novecento. Che non ha radici, che non ha anima. E che ha prodotto solo nefandezze. Dal Galan grande al ‘cecato”…
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