Legge di stabilità, le luci e le ombre
Se fossi parlamentare voterei, come del resto hanno fatto e faranno i nostri sei, sette cavalieri, a favore della legge di stabilità. Tuttavia svolgerei un intervento per mettere in evidenza sia le luci, che solo una lettura prevenuta non riesce ad individuare, sia le ombre, che solo una lettura superficiale e apologetica, sullo stile di quelle tipiche dell’on. Picierno, può ignorare. Premetto che la scelta di stare all’interno dei parametri europei, quelli che fissano questo totem del 3 per cento che deve valere per alcuni e non per altri (vedasi Francia e Spagna), è discutibile, anche se comprensibile. Renzi probabilmente punta agli investimenti europei e a una maggiore flessibilità che per ora non é stata accordata, né sui fondi aggiuntivi di quelli europei, né su quelli derivanti da interventi urgenti per calamità naturali.
Il governo ha anche accettato di tagliare di quattro miliardi gli sgravi fiscali previsti in prima battuta. Lo ha preteso la Commissione e soprattutto il cultore del rigorismo, quel Katainen che dipende, come in massima parte lo stesso Juncker, da Angela Merkel. Si poteva fare diversamente, sfondare il tetto del tre per cento e mandare a quel paese la Commissione? Trovo tuttavia ragionevole che in questa fase Renzi non l’abbia fatto. La legge di stabilità si era data l’obiettivo di tagliare le tasse sulle imprese e sul lavoro. Ci sono gli interventi sull’Irap, che consentono di stralciare dalla imposizione la quota lavoro. Ma l’Irap viene ancora calcolata com’era prima del taglio dovuto ai provvedimenti precedenti. Occorre verificare di quanto calerà. Si sono introdotti gli sgravi fiscali per le nuove assunzioni e questa mi pare la parte più significativa della legge di stabilità. Ma si sono fissati limiti invalicabili. Non devono essere superiori ai 15 mila euro annui per dipendente e devono essere funzionali all’incremento del numero degli addetti.
Calcolando gli ottanta euro, che per ora non vengono estesi ai pensionati, gli sgravi sull’Irap e quelli sui nuovi assunti si arriva davvero ai 14 miliardi previsti? E soprattutto questo taglio sarà davvero la base per una ripresa economica e, sommata al Jobs act, anche per un aumento della occupazione? Lo verificheremo. Si parla di local tax, ma per ora restano la Tasi, l’Imu per la seconda casa e la Tari. Un coacervo di imposte che cambiano continuamente nome e che fanno arrovellare il cervello, unito a una ulteriore serie di balzelli locali, agli italiani. Si è stabilito quanto meno che non aumenteranno. Così come il canone Rai che invece andrebbe eliminato, visto che la Rai è diventata una televisione commerciale come le quelle private. Bene il bonus bebè per i nuovi nati nel 2014. E anche gli sgravi Irpef per i redditi più bassi.
Naturalmente ci sono anche i risparmi. Stonano quelli derivanti dal taglio per le casse previdenziali e per i fondi pensione, mentre appaiono piuttosto teorici e dalla conseguenze non prevedibili quelli alle regioni (sono quattro miliardi e saranno sopratutto spese sanitarie, si ritiene), così come la tassazione del Tfr che, se sarà in busta paga, subirà peggior trattamento fiscale di quanto non gli sia oggi riservato a fine attività lavorativa. A proposito di regioni, va registrato il fatto che esse appaiano sempre più enti in distonia con il sentimento generale. Pensate come cambia il mondo. Fino a pochissimi anni fa tutti erano per il federalismo e la Lega spesso per la secessione. Adesso un governatore, nostro ex, di un’importante regione propone addirittura la loro abolizione, mentre il partito che si divideva tra federalisti e secessionisti oggi è diventato praticamente nazionalista. Come cambia l’Italia, però. Tutti oggi leggono giornali online. Peccato che il governo non solo non dia un soldo contrariamente a quelli su carta, ma addirittura faccia saltare l’Iva al 4 per cento, prevista per l’ebook. Anche Renzi non si è accorto che il mondo della informazione è cambiato? Lui, grande innovatore e rottamatore che twitta e posta continuamente… O sarà stato Katainen anche stavolta?
Come sempre Del Bue ci troviamo di fronte alla classica coperta corta. Dò di qua ma taglio di là. Se faccio questo devo rinunciare a quello. Il problema non sono queste scelte. Il problema è in realtà che non danno un’idea di progetto a lungo termine. Nessuno garantisce per il futuro. Per cui oggi prometto quello che so non potrò dare, e prendo quello che immediatamente mi serve. Per questo tifo Europa. Per questo vorrei essere veramente cittadino europeo. Per farmi dirigere da chi ha le idee chiare, oggi e domani.
Fare la voce grossa in Europa senza avere gli attributi é solo un boomerang che ci torna indietro ad una condizione peggiore di quello che avremmo ottenuto senza fare gli altezzosi. Ma sotto, non sopra, ci vogliono gli attributi!
Lo dice la parola stessa “stabilità”. Ci vuole stabilità in questo Paese se vogliamo programmare il nostro futuro ed uscire dalla crisi. Stabilità, continuità. prosperità. Tutti sinonimi di benessere. Per favore ci si provi.
Il nostro è un Paese che non può prescindere dai “poteri forti”. Direte, bella scoperta! Scusate, in che senso? L’Italia non è uno stato come gli altri per due motivi oggettivi, ha la mafia e il Vaticano che praticamente da sempre condizionano la nostra vita sociale e politica. Loro hanno in mano le chiavi per aprire di nuovo la porta della Santa Inquisizione, loro stabiliscono dove, come e quando mandarci al rogo, insomma, sono i pupari che hanno deciso di giocare la partita finale per regalarci vent’anni di camice bianche!!! Mio nonno mi ha già raccontato, sono nipote di una “giacchetta” nera rozza e taroccata. Al confronto quegli uomini rozzi di allora però sembravano dei nobili di campagna!
Leave your response!
Articoli recenti
Commenti recenti
Slideshow
Nazionale
Archivio
Reggio Emilia