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Draghi, noi e le banche

23 Gennaio 2015 2.053 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Riprendiamo a scrivere. Lungi da me l’idea di recare qualche danno alla nostra comunità e alla nostra gloriosa testata. Di più. Sono state tante le manifestazioni di stima e di affetto nei miei confronti che non so reagire in altro modo che riprendendo in mano il mio tablet. Nessun caso di censura, nessun problema con la segreteria. Anche se la mia opinione sulla legge elettorale era meno favorevole di quella manifestata dai nostri parlamentari. Erano inconvenienti nati all’interno della conduzione del giornale che mi auguro siano in via di soluzione. Chiuso, spero. La notizia del giorno riguarda dunque la Bce. Mario Draghi, dopo un braccio di ferro con la Germania della signora Merkel, ha deciso di pompare moneta fresca, sulla scorta di quanto è avvenuto negli Usa con la Federal Reserve e che è alla base della ripresa americana e di un Pil che si aggira sul 5 per cento annuo.

Sono tanti soldi. Ben 1100 miliardi dal marzo di quest’anno al settembre del 2016. Con pompate bazooka di 60 miliardi al mese. Sono risorse destinate all’acquisto di titoli di stato, che devono però essere garantiti all’80 per cento dalle banche nazionali e al 20 per cento dalla Bce. Quest’ultimo è stato un compromesso raggiunto con i seguaci della signora Merkel, contrari per principio a un’operazione del genere. Gli obiettivi sono quelli di combattere la deflazione e portare a un’inflazione appena sotto il due per cento, di fare ripartire dunque i consumi e con questi lo sviluppo. E di allineare, come sta avvenendo, sempre di più il valore dell’euro a quello del dollaro. Favorendo così le esportazioni. Secondo le stime italiane il nostro Paese dovrebbe registrare un acquisto di bond tra i 120 e i 190 miliardi e risparmiare fino a 15 miliardi l’anno, da utilizzare per incentivare lo sviluppo e abbassare dunque il debito. Non siamo in condizione di affermare con certezza che questa operazione riuscirà. Un economista francese di grande valore quale Thomas Piketty propone dubbi e riserve che mantiene fino a quando l’Europa non si farà politica.

Ma proprio questa è la grande novità. In un’Europa monetaria questa nuova scelta politica è stata compiuta dalla Bce di Mario Draghi. È dunque dentro la Bce e non nel Parlamento europeo, eletto direttamente dal popolo, ma neanche nella Commissione o nel Consiglio d’Europa, che si assumono le decisioni fondamentali per il nostro futuro. Meno male che Draghi c’è, verrebbe voglia di parafrasare. E che la sua non è una politica rigorista, anche se il coinvolgimento delle banche nazionali in modo così pesante sulla condivisione dei rischi rimanda inevitabilmente a comportamenti virtuosi. Resta dunque fondamentale il ruolo del sistema creditizio. Non è trascorso molto tempo da quando una pioggia di soldoni sono arrivati alle banche italiane le quali si sono ben guardate dal finanziare le imprese, mentre sempre più opinabili sono comportamenti ottusi nei confronti del sistema di quelle più piccole.

Il sistema creditizio italiano ha compiuto anzi spesso scelte contrarie agli interessi nazionali. I socialisti, che hanno affondato la loro radice in un’idea di giustizia sociale a favore dei meno garantiti, oggi possono manifestare tale istanza anche e soprattutto nel rapporto tra banche e cittadini. Viviamo infatti in una situazione in cui tale rapporto si è completamente spersonalizzato. Le banche, che avevano radici territoriali, sono praticamente scomparse per far posto, come forse era inevitabile, a grandi complessi nazionali ed europei non sempre amministrati nel modo più consono. In questi anni abbiamo assistito a una serie di scandali dei quali quello del Monte del Paschi è certo il più deflagrante. Non solo i risparmiatori, ma anche gli imprenditori, hanno pagato un prezzo altissimo. E che dire dei giovani, della loro creatività che avrebbe bisogno di adeguato sopporto quasi sempre negato. È qui che si innesta una nuova grande battaglia di equità che i socialisti non possono evitare di combattere. Ci stiamo attrezzando con una nuova associazione che di questo si occuperà. Lo faremo con assoluto spirito di servizio e con grande passione. Senza accettare timidezze e condizionamenti.

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