Il bispartito
Marx teorizzò il plusvalore. Era la differenza tra il prezzo del prodotto lavorato e la somma tra materia prima e costo del lavoro. Oggi siamo al bispartito. È la differenza tra un partito democratico e uno verticistico che ammette la possibilità di raddoppiarsi, sfaldandosi, nelle istituzioni. Il Pd è ormai due partiti in uno. I due sono organizzati non come semplici correnti, ma come partiti, appunto. Il Pd è solo uno spazio, o una ditta per dirla alla Bersani. I due partiti del bispartito se ne dicono di ogni. E votano ognuno a modo suo. La minoranza pidina vota contro il governo sulla legge elettorale col proposito di far cadere il presidente del Consiglio, che è anche segretario del bispartito. L’uscita di Cofferati, dopo le primarie , è stata costellata da accuse di mafia alla parte avversa. Mica noccioline. L’attuale ministro Madia aveva accusato più o meno con lo stesso gravissimo capo d’imputazione il partito di Roma. Con qualche ragione, come si è visto dopo. Fassina accusa Renzi di essere stato il capo dei 101, Civati partecipa alla formazione di un nuovo soggetto con Vendola, ma assicura che se ne andrà solo a primavera, alla stagion dei fior…. Se Sparta piange, Atene non ride. Anche Forza Italia si sta facendo bispartito. D’accordo il leader maximo, anzi il padrone assoluto, non è oggi nelle condizioni di quella agibilità politica che si vorrebbe garantire grazie a Renzi. Ma decine di parlamentari capeggiati da Fitto gli hanno dichiarato guerra. Si sono organizzati e annunciano, come i dissidenti del Pd, grande battaglia contro il Patto del Nazareno, a cominciare dall’elezione del presidente della Repubblica. Le loro accuse sono simmetriche a quelle del gruppone dissidente pidino. Vogliono azzoppare il leader e il nemico è diventato quello interno e non quello opposto. Un po’ come in età staliniana, ma rovesciando i rapporti. Perché allora era la minoranza a lasciarci, fisicamente, le penne.
Ci sarà la scissione, in molti si chiedono? Ma più scissione di così… Perché mai i dissidenti pidini, ma anche quelli fittiani, dovrebbero lasciare il bispartito per fondare il minipartito? Che convenienza ne deriverebbe loro? Dovrebbero presentarsi alle elezioni con una nuova lista e rischierebbero molto. Meglio restare nel bispartito, continuando a presentarsi nelle istituzioni facendo i cavoli propri. Anzi facendo strage delle decisioni degli organi ufficiali del loro partito. Dove peraltro sono stati aboliti i congressi. In Forza Italia il congresso viene considerato un reperto archeologico da prima repubblica. Nel Pd è stato sostituito dalle primarie, che sono il modo migliore per consentire il voto anche a chi non vota il bispartito e per produrre divisioni, anzi lacerazioni spesso insanabili, tra i candidati.
Forse oggi non solo Pd e Forza Italia sono due bispartiti, ma stanno diventando un bispartito unico. Quel che è accaduto al Senato a proposito della legge elettorale é emblematico. Il capogruppo di Forza Italia ha detto testualmente: “I nostri voti sostituiscono quelli che sono venuti a mancare nel partito di maggioranza”. Un’operazione del genere, esplicitata come di ordinaria amministrazione, è in realtà la dimostrazione che Forza Italia è oggi un partito di supporto, anzi complementare al Pd. Ne sostituisce i mancanti, per consentirgli di governare. Un partito simile a un’agenzia di lavoro interinale. Col proposito di eleggere un presidente della Repubblica gradito e di ottenere l’agibilità politica di Berlusconi, che non ho ben capito cosa comporti. Un decreto fiscale rinviato a dopo l’elezione del presidente della Repubblica fissa anche un apposito calendario. D’altronde il bispartito BR non è un fatto occasionale….
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