Mattarella 665
Sergio Mattarella è presidente della Repubblica. Alla fine l’hanno votato quasi tutti. Gli italiani sono fatti così. Quando si ha il sentore che ci sia un vincitore tutti corrono sul suo carro. Sergio Mattarella è persona degna. Preparata, riservata, colta, gentile e fine. Sarà un buon presidente, estraneo alle esternazioni di stampo cossighiano, ma anche alle intromissioni politiche, spesso giustificate, tipiche del novennato di Napolitano. A meno che anche lui non venga trasformato dal ruolo, com’è successo spesso in passato. Di Gronchi ce ne sono stati due, anche di Segni e di Cossiga. Mattarella era giudice costituzionale. Sarà in condizione di seguire con estrema competenza le riforme elettorali e costituzionali sul tappeto. Con rispetto per il Parlamento, con rigore per le norme della carta votata nel 1948.
L’idea di Renzi, che è il vero vincitore di questa difficile campagna, è certo quella di rilanciare appieno il ruolo del presidente del Consiglio, come la nuova legge elettorale sostanzialmente, anche se non formalmente, prescrive. Con il premio di lista al primo partito, sia nel caso di primo, sia di secondo turno, la maggioranza di governo è decisa dal voto e dunque il leader della prima lista sarà presidente del Consiglio de facto. Sarà ancora il presidente della Repubblica a conferirgli il mandato, ma solo formalmente. Tutto sarà già deciso. Non ci saranno maggioranze da formare attraverso le coalizioni, per quell’ossessione renziana a evitare pareggi. Ma intanto deve riprendere il percorso delle riforme.
Alla fine anche Alfano e parte dei suoi hanno votato per Mattarella, dando l’impressione di accogliere il dictat del presidente del Consiglio. Così hanno fatto i parlamentari dell’Udc, dei Popolari dell’Italia, quelli delle Autonomie, compresi i socialisti, e dai conti, 665 voti a favore, anche altri, tra i quali numerosi ex grillini e settori della stessa Forza Italia. I nostri hanno votato con coerenza e convinzione Emma Bonino per tre votazioni. Hanno sponsorizzato dinnanzi a Renzi la candidatura di Giuliano Amato, che sarebbe stata votata dalla minoranza del Pd e da Forza Italia. Ho già interpretato la nuova, ma in realtà vecchia, discriminazione verso i socialisti, che alla fine ha ancora una volta prevalso. Amato sarebbe stato il miglior presidente della Repubblica, assieme a Emma Bonino. Ha prevalso la logica di non dividere il Pd e Renzi ha conseguito tre obiettivi, anche per la debolezza, l’incertezza, l’inadeguatezza della opposizione esterna e interna. Ha compattato il Pd, ha garantito il governo, non ha intaccato il percorso delle riforme.
Renzi ha dato l’impressione di essere un decisionista lucido anche sul piano tattico. Mattarella non era il suo candidato. Avrebbe certo preferito Padoan, suo ministro, che però avrebbe aperto una falla nel Pd. E poi era un tecnico e non un politico. Ha lanciato Mattarella sapendo di cucire coi suoi oppositori che non gradivano il patto del Nazareno, è riuscito a riacciuffare il Nuovo centro destra e dunque a difendere i confini del suo governo (bisognerà verificare le conseguenza della frattura che si è determinata al suo interno in rapporto ai voti di maggioranza al Senato), si è perfino incuneato dentro Forza Italia suscitando una nuova divisione attorno alla questione del voto a Mattarella. Con un esito simile anche il percorso della riforme non dovrebbe subire sconquassi. Le tre maggioranze, sul governo, sulle riforme, sul Quirinale, potrebbero anche convivere. Fino a quando non saprei. Ma in giro non vedo superuomini in grado di insidiare il giovin signore fiorentino. Solo una confusione generale e una tendenza ossequiosa e convinta ad accodarsi a lui.
Leave your response!