Le due vie che ci stanno davanti
Ieri abbiamo sottolineato come la strada che probabilmente verrà intrapresa per creare un polo o un partito alla sinistra del Pd non possa essere la nostra. E qualcuno ha giustamente sottolineato che non basta dire, è anche più semplice, cosa non dobbiamo fare. Occorre e presto capire cosa vogliamo o possiamo fare. Se naturalmente abbiamo ancora voglia di fare e di non lasciarci andare dopo vent’anni di tentativi, di più o meno coraggiose, ma deludenti alleanze e di prove elettorali anche solitarie, ma fallimentari. Se riusciamo ancora a trovare in noi la forza di reagire. Vorrei adesso passare dunque alla fase propositiva. Tenendo sempre presente che il volere mai come ora è condizionato al potere. Nel senso che dovremmo sempre evitare di scambiare i desideri con la realtà. E fissare obiettivi credibili e praticabili. Partiamo dunque dalla realtà e non dai desideri.
Di fronte a noi abbiamo un Pd onnivoro che copre un’area che va da Civati a Berlusconi. Cioè dalla sinistra, oggi fortemente minoritaria nel partito ma che, almeno in larga misura, continuerà a restare nella cosiddetta ditta, fino alla destra. Tanto è vero che Renzi e il suo Pd hanno messo in crisi Berlusconi perché gli hanno coperto parte del suo spazio politico tradizionale. Altro che comunisti, leitmotiv berlusconiano, Renzi gli ex comunisti li ha fatti a fette lui più di Berlusconi, compresi quelli del sindacato più forte d’Italia, di fronte al quale anche Berlusconi si era arreso. Pensare di costruire un partito o un’alleanza più a destra di Renzi è oggi complicato anche per Berlusconi, non parliamo di Alfano che si arrampica sugli specchi dichiarando candidamente di essere di centrodestra, ma alleato col centro-sinistra. Ubiquo, obliquo, alterno. Non possiamo, dunque, per identità e programmi, collocarci nel cantiere più a sinistra del Pd, non possiamo, neppure volendolo, collocarci in un’alleanza più a destra, anche per questione di spazio.
È evidente che con un Pd del genere, carta assorbente della politica italiana, la possibilità più concreta sarebbe quella di collocarci al suo interno portandoci la storia, l’identità, i valori di un partito socialista italiano. Ma oggi questa via, anche se la volessimo praticare, è realistica? In diversi l’hanno già tentata, faccio i nomi di La Ganga, dello stesso Amato, almeno fino ai tempi dei Diesse, di Signorile, Del Turco, Andò, questi ultimi tre credo anche pentendosene. È nata una corrente socialista nel Pd? E potrebbe nascere portandoci il nostro Psi più o meno compatto? Non credo. È Renzi oggi interessato a un’operazione storico-identitaria? Io penso di no. Anche il nostro patto federativo è rimasto un documento. Non lo si è calato sul territorio come un processo federativo necessariamente implica. È rimasto sospeso a mezz’aria. Esiste solo come pronunciamento, non come strumento politico. Possiamo aderire al Pd, uti singoli, senza che il Pd cambi di un millimetro.
E poi occorre tenere presente le nuove norme elettorali. Con una lista a capilista bloccati, dovrebbero essere circa cento, quanti sarebbero riservati ai socialisti e quanti socialisti potrebbero essere eletti con le preferenze? Ad ogni modo questa è una via. L’altra è quella di lavorare subito e la decisione del Psi di convocare gli stati generali, va in questa direzione, per presentare un progetto e una lista elettorale capace di concorrere al superamento dello sbarramento al tre per cento. Con chi? È evidente che anche questa seconda ipotesi contiene ostacoli e rischi evidenti. Quali e dove sarebbero questi soggetti per un’alleanza diciamo così laico-socialista per usare una definizione? Un’alleanza che non sia né più a sinistra, né più a destra del Pd, ma che sia ben visibilmente altro? I radicali, certo, i verdi possibilmente, poi? Alle elezioni regionali si sperimenterà un po’ ovunque questa nuova alleanza aperta che in Emilia-Romagna ha coinvolto anche quel che resta di Scelta civica e una lista locale. La via è giusta, lavorarci è opportuno. Sapendo che non sarà dura, sarà durissima. Ci vuole un’idea suggestiva, di fondo, originale, pungente, coinvolgente. Ci vuole una leadership comunemente riconosciuta e appetibile. Ci vuole soprattutto tanto coraggio. L’abbiamo?
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