Renzi e noi
Noi abbiamo un conto aperto con Renzi. Ma Santa Madonna, non eravamo noi socialisti designati storicamente a guidare e a dominare gli ex comunisti dopo l’89? E invece guarda cosa succede. Vent’anni dopo è un cattolico, di estrazione ex democristiana, con altrettanti compagni di tradizione, a fare l’operazione che noi avevamo progettato per decenni e che gli eventi ci avevano riservato. Non è questo forse il motivo di un certo risentimento dei nostri reduci verso il giovan signore fiorentino? E che venga rivalutata la storia democristiana e i suoi uomini e non quella socialista, non è una beffa, un inganno, un sopruso?
Niente nella storia accade per caso. E il destino cinico e baro c’entra poco. La nostra situazione è figlia dei nostri errori e, solo in parte, di un omicidio giudiziario. Quest’ultimo riguarda il modo col quale è stato trattato il leader del Psi, peggio di un personaggio coinvolto nelle stragi e nella camorra. Un oltraggio al senso della misura. Per finanziamento illecito alla politica non si è mai ammazzato nessuno. Craxi è morto per questo. Ma prima ancora della rivoluzione giudiziaria c’è stata una rivoluzione politica che la maggioranza del Psi non volle o non seppe capire. Dal 1989 al 1992 avevamo il vento della storia a nostro favore. Siamo riusciti ad essere travolti. Come un ciclista che scala per primo il Mortirolo e poi cade in discesa. Incredibile.
A me pare dunque piuttosto inutile e anche fuorviante avercela con Renzi perché ci ha rubato il posto. E penso che sia altrettanto assurdo assumere posizioni che nulla hanno a che fare con le nostre idee, solo per contestarlo. Inseguire Vendola e Landini è come tagliarsi i cosiddetti per dispiacere alla moglie. Tuttavia noi non siamo mai stati democristiani e non possiamo assurgere al ruolo di ex. Abbiamo il dovere di insistere per difendere la nostra storia e per affermare le nostre idee nel presente. Che sono o dovrebbero essere anche originali. Perché assenti o quasi.
Non mi riferisco solo alla laicità che è pur sempre un grande valore distintivo. Mi riferisco innanzitutto a una visione storica della politica oggi in disuso e causa fondamentale del distacco dalla politica dei cittadini. Solo il cinque per cento degli italiani ha fiducia in questi partiti. Sono anche troppi. Dove sono i partiti e chi rappresentano oggi? Abbiamo voluto americanizzare la politica, caro Wolter, eccoti servito. I vecchi partiti erano probabilmente finiti, ma rappresentavano storie, tradizioni familiari, ideali accesi. I nuovi cosa rappresentano? Avremmo dovuto europeizzarci, e siamo qui a tentare di farlo vent’anni dopo, quando anche l’Europa mostra abbondanti crepe. Così abbiamo i leader: Renzi, Salvini, Grillo, chi lo sa, magari ancora Berlusconi, ma non abbiamo più la politica. Bella fine.
Renzi non ha un progetto di futuro. Annaspa, con buone idee e con grinta decisionista. Ritiene che il cambiamento sia un valore in sé. Come la rottamazione che produce l’idea che l’inesperienza sia una virtù e l’esperienza un difetto. Io contesterei la legge elettorale come hanno fatto i nostri senatori che non l’hanno votata. Introduce il principi della vittoria necessaria, come se fosse il Giro d’Italia, anche se l’elettorato non l’assegna a nessuno, ricava una sorta di presidenzialismo in un sistema che resta parlamentare, con ballottaggio nazionale tra liste e non tra candidati, unico al mondo, blocca la maggior parte dei candidati che vengono così nominati e non eletti. Tutto questo dopo avere deciso che neppure il Senato sarà eletto e neppure le province. Personalmente ho sostenuto l’azione del governo Renzi sull’economia, Jobs act compreso, a volte anche contro alcuni amici e compagni del Psi, ma avrei un’altra idea di democrazia.
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