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Un folle striscione

8 Aprile 2015 919 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quante volte abbiamo scritto sull’Avanti che le norme sulla sicurezza degli stadi sono assurde e ispirate, almeno nella prassi, alla logica del “forti coi deboli e deboli coi forti”? L’ultimo episodio di quell’orrendo striscione che ha offeso la mamma di Ciro Esposito, il tifoso napoletano ucciso a Roma, ne è un’ulteriore conferma. Premettiamo che il famoso decreto Amato sulla sicurezza degli stadi, che seguiva i due decreti Pisanu quasi letteralmente, abolendo solo le deroghe e diminuendo il limite di capienza degli stadi nei quali doveva essere applicato, non venne votato dalla Rosa nel pugno, unico gruppo che si oppose e aveva ragione.

Cosa disponeva quel decreto? L’introduzione negli stadi con capienza superiore ai settemila e cinquecento posti, poi derubricata a cinquemila, dei biglietti nominativi, dei tornelli, di una video sorveglianza meticolosa, degli steward, dei prefiltraggi e altro ancora. Cosa è avvenuto nella realtà? Che nelle tribune e nei distinti tutto questo viene regolarmente applicato e non serve a nulla se non ad allontanare ulteriormente la gente per bene dagli stadi, perché non è possibile fare il biglietto nominativo se non in prevendita. Mentre nelle curve tutto resta come prima, nessuno steward controlla la corrispondenza del biglietto col posto assegnato, gli steward non ci vanno perché hanno paura, entra di tutto compreso la droga, agli ingressi, vedasi il clamoroso caso di Italia-Serbia a Genova, si evita di litigare e spesso emerge e domina la paura, se non il terrore.

Com’è possibile continuare così? Quello striscione chi lo ha fatto entrare? Dov’erano gli steward quando è stato sollevato? Si parla di modello inglese. È il contrario del nostro. Non ci sono biglietti nominativi, che non esistono in nessuna parte del mondo, se non in Belgio, ma nelle curve è vietato rigorosamente stare dove non si deve e gli steward controllano tutto. Se succede qualcosa, compreso un lancio di un oggetto in campo, viene immediatamente individuato il responsabile e arrestato. In Italia, non solo ognuno può stare dove vuole, ma se qualcuno compie un reato, viene squalificato l’intero settore. Anziché la repressione mirata, si applica la repressione generalizzata. Che discolpa il colpevole e incolpa gli incolpevoli.

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