La Contrada dell’ingiustizia
Dopo oltre vent’anni, dieci dei quali trascorsi in carcere, arriva la sentenza della Corte di Strasburgo a cui l’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, si era rivolto. Bruno Contrada non andava condannato. La sentenza si basava su un ipotesi di reato fumosa e peraltro applicata in modo retroattivo. Una vera e propria vergogna per il sistema giudiziario italiano. La Corte condanna lo stato italiano a un risarcimento di 10 mila euro e questo è veramente ridicolo, se mai si potesse risarcire chi è stato ingiustamente condannato e recluso.
Ancora una volta vengono messi sotto accusa due istituti che in tutto il mondo civile solo in Italia vengono applicati. Un concorso esterno che diventa reato, una retroattività che è giuridicamente inaccettabile. Sul concorso esterno più volte abbiamo sollevato dubbi e manifestato fondate obiezioni. Si tratta di un reato troppo generico e che attribuisce ai piemme un largo e assai soggettivo raggio di azione. Secondo l’avvocato difensore di Contrada la sentenza della Corte europea è certamente un saldo motivo per ottenere la revisione del processo.
Solo due osservazioni. La prima riguarda la necessità di provvedere subito a una organica riforma della giustizia italiana che tolga potere assoluto ai piemme. Dobbiamo separare nel modo più assoluto accusa e giudizio, con magistrati inquirenti che intraprendano carriere assolutamente distinte dai magistrati giudicanti, con due Csm distinti. La vecchia proposta della Rosa nel pugno, che anch’io firmai nel 2006 alla Camera. Troppo spesso i magistrati del giudizio sono stati supini a quelli dell’accusa. La vicenda di Mani pulite, oggi tornata d’attualità anche grazie al film televisivo, ne è lampante dimostrazione. Ed entrambi rispondono a un Csm unico e diviso in correnti politiche che lottizzano le carriere e le promozioni dei procuratori di tutta Italia.
La seconda riguarda il possibile analogo provvedimento sul caso Berlusconi. E sulla retroattività della Severino. Noi ci eravamo permessi, lo avevamo scritto sull’Avanti e Buemi lo aveva chiaramente sostenuto al Senato, di aspettare il corso delle sentenze penali che avrebbero dichiarato Berlusconi sospeso dai pubblici uffici senza farlo decadere in base alla retroattività della legge Severino. Legge che oggi si vorrebbe cambiare anche a sinistra, visti i casi De Magistris e soprattuto De Luca.
Non c’è sinistra più idiota di quella che si accorge di un’ingiustizia solo quando vengono colpiti i suoi esponenti. Vedere D’Alema, al quale ho inviato la mia solidarietà, nelle vesti del garantista assoluto, mi ha fatto balenare agli occhi il suo comportamento parlamentare sul caso Craxi.
Noi apparteniamo a una sinistra intelligente e per questo contiamo quasi nulla.
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