Arrivederci, Bindi
Cerchiamo di dire le cose come stanno. I partiti, nella solita ansia di fervore populista, avevano concordato una sorta di codice etico cui dicevano di voler sottostare nella composizione delle liste. Questo a prescindere dalle norme di legge sulla candidabilità o meno. Insomma non si sentivano in pace con la loro coscienza se continuavano a ispirarsi alla legge, volevano aggiungere qualcosa di più. Per corrispondere agli umori della piazza si sono convenute talune norme che esulano dal dettato legislativo e costituzionale e queste regole comuni sono state affidate, per verificarne la corrispondenza, alla commissione presieduta da Rosy Bindi.
È evidente che la prima follia è quella di aver convenuto di approvare queste norme di comportamento aggiuntive di quelle in vigore. Perché allora nessuno osò opporsi? Perché nessuno si scandalizzò di quello che era un evidente sfregio alla libertà di presentare candidati candidabili secondo le leggi? Questo è un primo punto da cui non si può prescindere. Da questo ne scaturisce un secondo, e cioè il comportamento del presidente della commissione Rosy Bindi. Il nostro Di Lello sostiene che questa lista di cosiddetti impresentabili secondo il codice convenuto dai partiti non è mai stata discussa, è stata tenuta segreta fino all’apertura della conferenza stampa. Poi resa pubblica senza che tutti i membri della commissione (almeno il nostro Di Lello) ne avessero preso visione.
È certo che un nome è stato stralciato in extremis, perché il soggetto era già stato assolto. È incredibile che questa lista sia stata resa pubblica a due giorni dal voto, nella fase in cui si dovrebbe solo tacere. È altrettanto sconcertante che sia stata usata, come è evidente, per regolare i conti all’interno di un partito, il Pd, che non si comprende per quale sortilegio debba continuare a rimanere unito, lacerato com’è da una scissione permanente e da un odio strisciante. Sia bene chiaro. Se De Luca non è eleggibile le conseguenze di una sua vittoria devono ricadere sul partito che lo ha candidato. Ma la sua impresentabilità oggi è una ulteriore mazzata alla sua candidatura. Non solo ineleggibile, dunque, ma anche impresentabile. Di peggio?
La cosa però rischia perfino, paradossalmente, di giovargli. Presentarsi come vittima di un complotto di partito può addirittura liberarlo dalla pesante ipoteca della sua illegittima elezione. E se De Luca dovesse essere eletto, nonostante sia ineleggibile e impresentabile, che fine farà la lista Bindi? Non è forse il popolo sovrano che decreta il risultato elettorale assai più di una lista emanata nel chiuso di quattro stanze? In quel caso che fine farà il cosiddetto codice etico? Non era stato approvato per venire incontro all’umore popolare? Ma se l’elettorato stabilirà altro come dovrà essere interpretato questo umore? La Bindi è stata querelata da De Luca mentre lady Mastella, che già aveva fatto cadere Prodi, ha preferito reagire con un mancamento. Arrivederci, a lunedì, Rosy (non Umberto) Bindi.
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