Ignazio, stai sereno …
Con una certa dose di autocelebrazione il presidente del Consiglio ha annunciato, come risposta all’esito deludente delle elezioni comunali, che passerà dal Renzi due al Renzi uno. I mercati non hanno tremato, però una prima conseguenza della sua volontà di tornare quello che era, e cioè ancora più sbarazzino e aggressivo, la si è avuta con la presa di distanze dal sindaco di Roma. È sua convinzione che il risultato delle elezioni sia stato segnato dallo scandalo di Mafia Capitale. Renzi sostiene che Marino è persona onesta, ma dubita che sappia anche governare. Una dichiarazione clamorosa, ma che testimonia un’idea fissa. E cioè che tutto quel che accade di negativo sia colpa degli altri e quel che accade invece di positivo sia merito suo.
Le elezioni europee hanno portato il Pd a superare il 40 per cento dei voti. Si è riconosciuto, ed era sicuramente vero, che il merito di quel voto sia stato di Matteo Renzi. Tanto che alle comunali dello stesso giorno il suo Pd perdeva sei-sette punti rispetto alle europee. Era, quello, un voto di simpatia e di speranza nei confronti del giovane leader italiano. Un voto che testimoniava il carattere di un popolo che, più che a un partito o a una coalizione, ama ormai affidarsi a un uomo, come del resto accade ormai dal 1994, cioè dalla fine del sistema politico identitario. Quel che si è verificato alle regionali e soprattuto alle comunali è invece, per Renzi, responsabilità dello scandalo di Roma e della ormai desueta e contraddittoria pratica delle primarie.
Logico dunque che adesso Renzi si concentri sul caso Roma e sulla riforma dello statuto per rendere le primarie, le sue primarie, grazie alle quali è nata e si è poi affermata la sua leadership, non più obbligatorie. Se un istituto è logoro e fornisce candidati perdenti, come la Paita, la Moretti, Casson, allora é meglio rimetterle nel cassetto. Renzi ha uno solo cruccio, quello di dimostrasi sempre vincitore. Gli serve forse uno scrollone nella capitale e la testa di Marino può valere qualche voto per un Renzi-Salomè. Perdere Roma, perché alle elezioni il Pd perderebbe la capitale, può servire per garantirsi mani pulite e riconoscimenti plurimi. La coscienza, quella, conta assai meno. E chissenefrega del buon Orfini? Chi lo conosce, quanto pesa, cosa sposta? Ma sì, è tornato il Renzi uno. Anche se noi, con tutti i meriti che gli riconosciamo, non lo abbiamo mai scambiato per un altro. Vien voglia di parafrsare: “Ignazio, stai sereno” …
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