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Le unioni civili che dividono

23 Giugno 2015 1.201 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Saranno stati centomila, duecentomila, un milione per il Family day? Quanti erano per il Gay pride? Ma ci mettiamo a contabilizzare le idee e i diritti? Svolgiamo un referendum per sentire le opinioni degli italiani, come quello che si è tenuto nella cattolica Irlanda, e vedremo come la pensano gli italiani. Ma in Italia esiste solo il referendum abrogativo che la Dc utilizzò senza successo nel 1974 contro la legge sul divorzio e nel 1981 contro quella sull’aborto. A prescindere da tutto questo che fine farà la legge Cirinnà sulle unioni civili?

Abbiamo esaminato il testo è ci pare solo una buona base di partenza. Non si tratta di veri e propri matrimoni per le coppie omosessuali come quelli introdotti prima in Spagna e poi anche in Francia e in Gran Bretagna, ma di unioni civli sullo schema utilizzato in Germania. Il primo punto più controverso è relativo alla cosiddetta stepchild adoption, ossia l’adozione del bambino che vive in una coppia dello stesso sesso, ma che è figlio biologico di uno solo dei due, prevista dall’articolo 44 della legge sulle adozioni. Su questo il Nuovo centrodestra, o almeno la sua parte cattolica integralista, ha già annunciato battaglia.

Il secondo punto di dissenso è relativo alla reversibilità della pensione sul compagno col quale dinanzi a un ufficiale civile si è consumato il rito dell’unione. Si obietta, da parte conservatrice, che l’istituto della reversibilità è tipico del matrimonio e della famiglia tradizionale e non può essere accolto in altri istituti. I socialisti italiani dovrebbero proporre soluzioni ancora più avanzate e sulla scorta delle leggi approvate ormai nella maggior parte dei paesi democratici legiferare la piena parità dei matrimoni o unioni omosessuali con i matrimoni eterosessuali.

Parliamo delle adozioni. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché è meglio lasciare un bambino in un orfanotrofio piuttosto che alle cure di una coppia omosessuale, visto che questa ultima non sottrarrebbe certo i bimbi alle famiglie tradizionali. Riguardo poi a queste ultime è molto facile smontare il castello di bugie sulla felice famiglia italiana al mulino bianco e sulla sempre adeguata e amorevole educazione dei figli. La crisi della famiglia, diciamo così, tradizionale non la si cura negando i diritti agli omosessuali, ma introducendo come unico vincolo indissolubile e discriminante di giudizio l’amore.

L’amore che non può essere legiferato, ma che va custodito e alimentato. Meglio molto meglio se c’è un amore omosessuale che un disamore eterosessuale, dunque. Poi, certo, la famiglia, ogni famiglia, va protetta con leggi e con stanziamenti che ne assicurino stabilità e futuro. Oggi la crisi economica non aiuta e deforma il carattere della famiglia, sempre più composta anche da figli in età avanzata e senza lavoro o senza un lavoro che permetta la formazione di famiglie in proprio. Non sarà anche questo colpa delle unioni civili e dei diritti dei gay?

Ma siamo già alla filosofia e qui dobbiamo invece tornare alla politica di oggi. È facile supporre che questa legge divida tutti i partiti post identitari italiani. Nel Pd c’è già chi occhieggia al campo revisionista e si dice pronto a discutere eventuali modifiche (d’altronde il Pd è composto soprattuto da ex Pci ed ex Dc). In Forza Italia ci sono, come nel PD, laici e cattolici che si scontreranno anche tra loro. Se Fitto, che però è un ex democristiano, si ispira a Cameron, dovrebbe quanto meno essere a favore della legge. Anche nel Nuovo centrodestra la divisione è alta. Ai vari Giovanardi si oppongono i Cicchitto e le Nunzie di Girolamo. Chissà i grillini e la Lega. Ancora una volta quando si parla di concezioni della vita i partiti di oggi si sgretolano e crollano. E tutto il sistema pare costruito sul nulla, che non sia la crescente sfiducia e indifferenza della gente.

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