Le unioni civili che dividono
Saranno stati centomila, duecentomila, un milione per il Family day? Quanti erano per il Gay pride? Ma ci mettiamo a contabilizzare le idee e i diritti? Svolgiamo un referendum per sentire le opinioni degli italiani, come quello che si è tenuto nella cattolica Irlanda, e vedremo come la pensano gli italiani. Ma in Italia esiste solo il referendum abrogativo che la Dc utilizzò senza successo nel 1974 contro la legge sul divorzio e nel 1981 contro quella sull’aborto. A prescindere da tutto questo che fine farà la legge Cirinnà sulle unioni civili?
Abbiamo esaminato il testo è ci pare solo una buona base di partenza. Non si tratta di veri e propri matrimoni per le coppie omosessuali come quelli introdotti prima in Spagna e poi anche in Francia e in Gran Bretagna, ma di unioni civli sullo schema utilizzato in Germania. Il primo punto più controverso è relativo alla cosiddetta stepchild adoption, ossia l’adozione del bambino che vive in una coppia dello stesso sesso, ma che è figlio biologico di uno solo dei due, prevista dall’articolo 44 della legge sulle adozioni. Su questo il Nuovo centrodestra, o almeno la sua parte cattolica integralista, ha già annunciato battaglia.
Il secondo punto di dissenso è relativo alla reversibilità della pensione sul compagno col quale dinanzi a un ufficiale civile si è consumato il rito dell’unione. Si obietta, da parte conservatrice, che l’istituto della reversibilità è tipico del matrimonio e della famiglia tradizionale e non può essere accolto in altri istituti. I socialisti italiani dovrebbero proporre soluzioni ancora più avanzate e sulla scorta delle leggi approvate ormai nella maggior parte dei paesi democratici legiferare la piena parità dei matrimoni o unioni omosessuali con i matrimoni eterosessuali.
Parliamo delle adozioni. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché è meglio lasciare un bambino in un orfanotrofio piuttosto che alle cure di una coppia omosessuale, visto che questa ultima non sottrarrebbe certo i bimbi alle famiglie tradizionali. Riguardo poi a queste ultime è molto facile smontare il castello di bugie sulla felice famiglia italiana al mulino bianco e sulla sempre adeguata e amorevole educazione dei figli. La crisi della famiglia, diciamo così, tradizionale non la si cura negando i diritti agli omosessuali, ma introducendo come unico vincolo indissolubile e discriminante di giudizio l’amore.
L’amore che non può essere legiferato, ma che va custodito e alimentato. Meglio molto meglio se c’è un amore omosessuale che un disamore eterosessuale, dunque. Poi, certo, la famiglia, ogni famiglia, va protetta con leggi e con stanziamenti che ne assicurino stabilità e futuro. Oggi la crisi economica non aiuta e deforma il carattere della famiglia, sempre più composta anche da figli in età avanzata e senza lavoro o senza un lavoro che permetta la formazione di famiglie in proprio. Non sarà anche questo colpa delle unioni civili e dei diritti dei gay?
Ma siamo già alla filosofia e qui dobbiamo invece tornare alla politica di oggi. È facile supporre che questa legge divida tutti i partiti post identitari italiani. Nel Pd c’è già chi occhieggia al campo revisionista e si dice pronto a discutere eventuali modifiche (d’altronde il Pd è composto soprattuto da ex Pci ed ex Dc). In Forza Italia ci sono, come nel PD, laici e cattolici che si scontreranno anche tra loro. Se Fitto, che però è un ex democristiano, si ispira a Cameron, dovrebbe quanto meno essere a favore della legge. Anche nel Nuovo centrodestra la divisione è alta. Ai vari Giovanardi si oppongono i Cicchitto e le Nunzie di Girolamo. Chissà i grillini e la Lega. Ancora una volta quando si parla di concezioni della vita i partiti di oggi si sgretolano e crollano. E tutto il sistema pare costruito sul nulla, che non sia la crescente sfiducia e indifferenza della gente.
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