Lo scandalo dei soldi ai giornali (seconda puntata)
Avevamo avvertito che ci saremmo tornati su. Per una battaglia contro l’ipocrisia di chi si scandalizza dei costi della politica e poi asciuga le casse dello Stato per mantenersi testate e stipendi ben più alti di quelle dei parlamentari. E adesso eccoci. Sono diverse le fonti alle quali, nel corso di questi anni, si sono alimentati i giornali su carta italiani (vedremo in seguito le televisioni). Il già citato volume di Lopez “La casta dei giornali”, riferendosi ai dati relativi al 2006, ne ricorda sei: agevolazioni dirette alla stampa di partito, di movimenti e cooperative, crediti d’imposta, contributi per l’acquisto della carta, riduzione delle tariffe postali per le spedizioni in abbonamento di quotidiani e allegati, costi pubblici delle ristrutturazioni e provvidenze per le teletrasmissioni all’estero. La somma complessiva annuale è vicina al milione di euro.
Le grandi testate, i grandi gruppi editoriali, e cioè Rcs (Corriere della sera), Il Sole 24 ore e il gruppo Espresso-Repubblica da soli hanno incassato ben 58 milioni e 916.724 euro l’anno. Rispettivamente: 23 milioni e mezzo, 19 milioni e 16 milioni. Altri 25 milioni se li sono aggiudicati i giornali “La Stampa” (7 milioni), il gruppo “Giorno-Carlino-Nazione” (3 milioni), il gruppo Caltagirone, “Messaggero, Mattino, Gazzettino” (3 milioni). Al terzo posto assoluto l’Avvenire in triplice forma (Conferenza episcopale, fondazione e cooperativa) con più di 10 milioni e al quinto “L’Unità” (9 milioni di euro). Complessivamente i due fogli oggi più impegnati a combattere i costi della politica, cioè “Libero” e “Il Foglio”, si sono bevuti quasi 10 milioni di euro mentre l’invisibile “Conquiste del lavoro” (?) ben 6 milioni e mezzo. A proposito di conquiste non male…
Follie? Ma non è finita. Sedici milioni si sono spartiti la catena Ciarrapico, “Il Manifesto” comunista e la liberista “Italia oggi”, mentre poco più di quattro milioni e mezzo “La Padania” e “Il Giornale”. Chissà perché Rizzo e Stella si sono concentrati solo sui 60 milioni annui destinati ai quotidiani di partito. Potevano allargare lo sguardo anche al fronte sul quale sedevano, con alti stipendi (in parte pagati dallo Stato). È invece giustissimo ciò che i due giornalisti ricordano, e cioè che per farsi accreditare bastava avere la sponsorizzazione di due parlamentari, in alternativa alla forma cooperativa (poi ci sono anche le opportunità per quelli facenti capo alla Chiesa e per quelli che teoricamente si diffondevano all’estero). E qui è cominciata la truffa, perché di vera e propria truffa allo Stato si tratta.
E’ successo di tutto. Oltre ai diversi milioni de “L’Unità”, segnaliamo quelli (ben 3 milioni e 700 mila euro) al quotidiano di Rifondazione “Liberazione” e a quello del Pdci, “Rinascita della sinistra” (quasi un milione). Al quotidiano “Europa” (ma è di partito o di componente di partito (?) sono andati 3 milioni e cento. E un milione di euro a testa al quotidiano della Sudtiroler e a quello dei Verdi. Per ottenere le provvidenze come giornali di partito “Libero” si è preso più di 5 milioni come giornale di un inesistente movimento monarchico, con il sostegno di due parlamentari europei, e “Il Foglio”, tre milioni e mezzo, con la stessa clausola truffaldina. Perfino “Il Campanile nuovo” dell’Udeur mastelliana si è beccato un bel milioncino, mentre “La voce repubblicana” si è dovuta accontentare di soli 203mila euro.
Si sono fondati movimenti falsi, e tutti sapevano che erano falsi, ma si sono create anche cooperative false. Tra queste quelle che hanno reso possibile il finanziamento a “L’Avvenire”, della Conferenza episcopale che si è improvvisamente trasformato in fondazione e poi cooperativa, per ottenere la bellezza di 5 milioni e 999mila euro su un totale di 10. Sembra un prezzo da negozio, per non dire sei, mentre “Italia oggi”, giornale per i professionisti dell’economia della Class editori, si è succhiato 5 milioni e passa come cooperativa. “Il Manifesto”, grazie alla sua natura cooperativa effettivamente esistente, ha ottenuto anch’esso più di 5 milioni. Poi contributi sconcertanti per “Il Sannio quotidiano” e per il bolzanino “Dolomiten”, un giusto equilibrio tra sud e nord, con un milione a testa. Potremmo continuare ma siamo già oltre il limite consentito di spazio e di digestione…
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