Azzollini salvato da un Pd garantista
Ha ragione il nostro Buemi, ancora una volta. Ha studiato bene (l’hanno fatto tutti?) le carte sulla richiesta di arresto del senatore Azzollini, indagato per via di vicende relative a una casa di cura pugliese, della quale viene descritto come dominus assoluto. E ha fatto bene a distinguere. Una cosa sono le indagini e le motivazioni per arrivare al processo che dovrà stabilire la colpevolezza o meno dell’indagato. Altra cosa è la richiesta, anzi la pretesa, dell’arresto preventivo. Per tutti questo diviene possibile solo in presenza di tre fattispecie di reato: il pericolo di fuga, l’inquinamento delle prove, la reiterazione del reato. Nessuna di queste motivazioni, a giudizio di Buemi, può reggere nei confronti del senatore indagato. Generalmente poche volte queste tengono a fronte dell’arresto di un semplice cittadino, tanto che su questa materia i radicali e i socialisti avevano proposto un referendum abrogativo. Certo per un semplice cittadino non esiste l’istituto dell’autorizzazione e il criterio del fumus persecutionis. Dunque non è che bisogna accettare l’arresto di un parlamentare perché il carcere preventivo viene ingiustamente previsto per un semplice cittadino. Bisogna evitare con una radicale modifica del testo che escluda specifici reati che tutti i cittadini subiscano una palese ingiustizia. Anche il Pd ha votato contro la richiesta d’arresto. È importante questa novità se é conseguenza di un ragionamento garantista. Lo è meno se riservata esclusivamente a suoi aderenti o alleati. Per essere garantisti credibili bisogna esserlo innanzitutto con gli avversari.
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