Malati di crescita
Io non penso che la crisi si affronti tornando a un vecchio modello di socialismo che riscopra l’anticapitalismo. Leggo troppi slogan sulla Germania padrona che vorrei approfondire alla luce dei fatti. Prendiamo il caso Grecia. Tsipras ha prima organizzato un referendum per dire no alle proposte europee, e i nuovi profeti dell’anticapitalismo di destra e di sinistra si sono radunati sotto il Partenone coi loro troller, per fare di Tsipras il loro Apollo. Poi Tsipras è stato indotto a scegliere. O stare nell’euro accettando le condizioni imposte o uscire. E ha scelto di restare producendo una divisone insanabile nel suo partito che rende oggi assai precaria la maggioranza parlamentare del suo governo. Alla luce di tutto questo si registrano due conseguenze inaspettate. La prima è che i sondaggi danno oggi al partito di Tsipras più voti di prima. La seconda è che nel frattempo la Grecia è cresciuta dello 0,8, contro il solo 0,2 dell’Italia.
Allora, mi chiedo, questa contrapposizione manichea tra rigore e sviluppo perché in Grecia non tiene? E perché il popolo greco, costretto a tanti sacrifici, consegna al governo che glieli chiede ancora più consensi di prima? Prendiamo il caso della Spagna, che stava dietro l’Italia anche sul deficit, oltre che sul piano dell’occupazione. Oggi la Spagna segna un più 1 è un più 3,6 tendenziale per l’anno in corso. Un mezzo miracolo. Eppure in Spagna è stata applicata una dura medicina anche ai lavoratori dipendenti. Ma la Spagna s’è desta. Il problema semmai è chiedersi perché l’Italia non accenni, se non solo in misura minima, a crescere. Per Squinzi anzi la crescita non c’è. Per Padoan si poteva e doveva fare di più. Cosa, però, visto che lui è ministro dell’economia, non è chiaro.
Penso che i tagli alla spesa non siano stati sufficienti e che il taglio delle tasse sia solo un proposito. Inutile girarci attorno, ma se non affrontiamo con concretezza queste due questioni non ne usciremo. Inutile fare tagli agli enti locali che vengono poi recuperati con l’aumento della tassazione e dell’imposizione. Nessuno ha ancora spiegato i motivi dell’allontanamento di Cottarelli, che sembra lo smemorato di Collegno. Non rivela nulla, forse sostiene anche che Cottarelli non è lui. Il piano anti tasse di Renzi per ora è solo un annuncio. Scatterà il prossimo anno, per estendersi al 2017 e al 2018. Ma qui bisogna agire subito. Rischiamo di essere ormai superati, anzi lo siamo già, dalla Grecia, siamo il paese europeo che cresce di meno. Rinviare provvedimenti agli anni a venire non mi pare rassicurante. Meglio un taglio subito che tanti tagli domani, amici cari.
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