Welby e Casamonica
Il problema non è scandalizzarsi perché un personaggio di una famiglia legata al malaffare e coinvolta in Mafia capitale abbia avuto un funerale religioso. La cristianità ha nel perdono un suo valore fondante. Piuttosto scandalosi, questi sì, sono stati i romani che vi hanno partecipato come se fosse morto un eroe, con tanto di carrozza nera e di musiche del Padrino. Che la mafia sia diventata popolare o addirittura che lo sia sempre stata? Forse in qualche misura è verosimile questa seconda ipotesi. Eppure pensavamo di non vivere più negli anni trenta, quando in effetti la mafia suppliva ai bisogni dei siciliani molto più dello stato. Che siano tornati addirittura quei tempi a fronte della crisi e della disoccupazione è davvero cosa di cui preoccuparsi.
Quel che è invece inaccettabile è che la stessa parrocchia abbia rifiutato su ordine “delli superiori” il funerale religioso a Welby che consapevolmente scelse di morire dopo sofferenze atroci dovute a una malattia che non gli consentiva un solo movimento e gli permetteva di respirare da un tubo conficcato nella gola. Non un semplice suicidio, di quelli che Fabrizio De Andrè cantava nelle sue ballate, come quella del Michè, gettato nella fossa comune, “senza il prete e la messa perché di un suicida non hanno pietà”. Welby non era il Michè che era stato condannato per avere ucciso “chi voleva rubargli Mari”. Welby era un uomo che nella sua morte ha trovato l’unica soluzione alla sua sofferenza fisica. Se la pietà la Chiesa la esprime per tutti, compresi i mascalzoni o addirittura gli assassini, come il penoso caso De Pedis insegna, non si comprende perché debba negarla solo ai suicidi. Anche a coloro che alla propria morte possono opporre solo il più straziante dolore.
È’ forse meglio ammazzare un’altra persona piuttosto della propria? È vero che per la religione cattolica la nostra vita appartiene a Dio, ma togliere la vita a un altro è un atto di inaspettata violenza sul prossimo, togliere la vita a se stessi può essere l’unica soluzione a un dramma personale. Nel primo caso si produce morte a chi non la vuole, nel secondo caso si pone fine a una vita con un atto di volontà. Tra i tanti nuovi e buoni propositi di Papa Francesco questo di non considerare alla stregua degli eretici del Seicento i suicidi credo sia davvero un passo obbligato. Welby all’Inferno e Casamonica in Paradiso sarebbe una richiesta formulata da una Chiesa ingiusta e crudele e clamorosamente bocciata da Dio.
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