Verso la festa dell’Avanti
È anche un riconoscimento per il nostro lavoro la scelta del Psi di intitolare per la prima volta, negli ultimi anni, la sua festa nazionale all’Avanti. Che si ritorni al vecchio e glorioso nome deve costituire orgoglio per tutti i socialisti, per ciò che l’Avanti ha rappresentato per il nostro partito e per l’Italia. Le feste nazionali dell’Avanti erano annuali negli anni cinquanta. Ne ricordo una nella mia città, Reggio Emilia, che si svolse nel 1955 quando avevo solo quattro anni e qualche sprazzo mi sovviene del comizio conclusivo di Pietro Nenni al quale venni accompagnato da mio padre. Era una festa che seguiva lo storico congresso di Torino dedicato al dialogo coi cattolici e veniva a poche settimane dalla morte di Rodolfo Morandi, un socialista antifascista, ma forse troppo legato al mito dell’Urss.
All’Avanti, anche quando cessarono le feste nazionali, furono intestate tutte le feste provinciali dei socialisti, anche quelle comunali, sezionali, frazionali. Se ne svolgevano migliaia ogni anno con decine di migliaia di volontari, donne che cucinavano e uomini che servivano a tavola, dibattiti, comizi, tanti operai che senza chiedere una lira montavano e smontavano gli stands. Sono passati decenni, ma l’Avanti è ancora vivo. Ha dovuto soffrire la sua chiusura cartacea per pochi debiti nel 1993, mentre ad altri giornali, che di debiti ne avevano ben di più, sono stati accordati corposi finanziamenti pubblici che all’Avanti sono stati invece inspiegabilmente negati.
Poi alcuni tentativi di riprenderne la stampa, uno di questi gestito da un personaggio che nulla c’entrava col Psi e coi socialisti, al solo servizio di Berlusconi, ma soprattutto suo. Poi la ripresa dell’Avanti online. Prima grazie a Gianfranco Marrazzo, poi con la mia gestione, e ritornato oggi a tutti gli effetti il giornale dei socialisti, una tribuna indispensabile di dibattito e di approfondimento. Così la festa che negli anni scorsi era quella dei socialisti da quest’anno torna a chiamarsi “dell’Avanti”. Noi che non siamo mai stati, e non siamo diventati ora, anti renziani, anzi abbiamo apprezzato il giovane leader fiorentino per le innovazioni portate nel suo partito e nel programma di governo, abbiamo polemizzato col presidente del Consiglio sulla sua conversione alla storia de L’Unità, che è giornale apprezzatissimo e con una storia importante per la sinistra italiana. Ma che richiama pur sempre una tradizione comunista, fondato da Gramsci nel 1924 in polemica con l’Avanti, dopo che i comunisti si erano separati dai socialisti.
Ho visto che in una festa del Pd toscano compare nel manifesto dell’annuncio il volto di Sandro Pertini. Contrariamente a qualche nostro compagno mi parrebbe fatto nuovo e positivo se però Pertini venisse ricordato non solo come glorioso antifascista e presidente di tutti gli a italiani, ma anche come dirigente socialista. La nostra strategia non può prescindere dall’esistenza in Italia del Pd, proiezione italiana del Partito socialista europeo. Ma appare invero stravagante, e indice di una distonia politica, che il giornale del partito del socialismo europeo in Italia non sia il giornale dei socialisti, ma bensì quello dei comunisti. Così come, lo abbiamo più volte sollecitato, che la storia di un partito socialista in Europa non sia in Italia quella socialista, coi suoi personaggi storici e le sue scelte giuste, ma quella comunista o democristiana. Pazienza. Sono ragioni culturali e di coerenza politica che ci costringono ancora a non mollare e a dire e a scrivere la nostra. Quello che faremo alla festa dell’Avanti che si svolgerà a Roma dal 10 al 13 settembre, con tanti ospiti graditi e tanti socialisti presenti.
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