Renzi, il ventennio e noi
Mi permisi di suggerire un apposito processo al ventennio nero della Seconda repubblica mai nata. Il Psi l’organizzò con tanto di giudici e di pubblici ministeri, tra i quali Tiziana Parenti, Marco Damilano, Paolo Franchi, Massimo Teodori, Pio Marconi. Naturalmente la sentenza fu di piena condanna. Nell’intervista rilasciata da Matteo Renzi al Corriere il giudizio è lo stesso. Liquidatorio. Per Renzi l’Italia è stata bloccata in questo ventennio. In particolare per l’assurdo contrasto tra berlusconismo e antiberlusconismo. Certo, si potrebbe aggiungere, è facile sostenerlo quando si arriva dopo. Una sorta di narcisistica ammissione di “prima di me il diluvio”. Però trovo in questa affermazione, alla quale ha reagito duramente Bersani dalla festa di Reggio Emilia, un motivo non casuale di convergenza.
Renzi è in effetti post Seconda repubblica mai nata. Questo ventennio era costituito da un feroce contrasto, in realtà ipocrita, tra post comunisti e falsi nuovisti, generalmente aggregati attorno al padrone di Mediaset, che della Prima repubblica era stato gran parte, anche per i suoi produttivi rapporti col leader del Psi. Che dire degli ex comunisti, scampati miracolosamente al Pool mani pulite, nonostante i tanti miliardi ottenuti illegalmente dall’estero e dall’interno. Compreso quel miliardo tondo volatilizzatosi sull’ascensore di Botteghe oscure. La Seconda repubblica mai nata era un pasticcio, senza riforme istituzionali e costituzionali, era ancora crisi della Prima repubblica ad opera dei falsificatori della storia.
Oggi non si può dire la stessa cosa di Renzi che ha letteralmente fatto piazza pulita di entrambi i contendenti. Dei suoi non resta quasi traccia, se non nell’archivio e nelle feste ancora subdolamente dedicate all’Unità, giornale ripreso e subito occupato dai renziani doc. Di Berlusconi oggi restano solo le serate da Smaila e poco più. Abbandonato perfino da Bondi e da Bonaiuti, lacerato dalle scissioni di Fitto e di Verdini, insegue ormai il debordante Salvini, attorniato da qualche malinconico reduce del tempo che fu. D’altronde non era compito di Berlusconi eliminare i comunisti? Ebbene, oggi è Renzi che ha sferrato loro il colpo ferale. Dunque perché insistere e su cosa?
Verrebbe allora spontaneo l’interrogativo anche sulla nostra presenza. Ho già scritto che Renzi non colma lo spazio della storia e della profondità della politica. Che lascia troppo spazio tra gli annunci e le cose fatte, che sul tema della politica estera, di quella economica e dei diritti civili, è spesso troppo pencolante. Dunque che un drappello socialista combattivo, con elmetto e fucile, non solo può avere spazio, ma è di grande utilità. Sta a noi non sbagliare strada, non ritrovarci o cogli avversari di ieri o arrendendoci a chi non ci vuole prigionieri. Con quell’orgoglio dell’anticipazione che anche questa affermazione di Renzi ci deve suscitare.
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