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Designare o eleggere

22 Settembre 2015 1.183 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dunque l’accordo nel Pd, il vero Parlamento italiano, pare possibile. Si lavora sul comma 5 dell’articolo due della legge costituzionale, quello già emendato alla Camera e dunque emendabile anche dal Senato, mentre su tutto il resto si deve attendere il responso dell’oracolo Grasso. Adesso il tema è la differenza tra designare ed eleggere. Renzi ha aperto alla minoranza e ha fatto bene, perché una riforma della Costituzione non può avvenire con un voto di maggioranza risicato e addirittura contrattato con pezzi di minoranza. La riforma della Costituzione deve trovare un largo consenso proprio come lo trovò la sua approvazione all’Assemblea costituente.

Dunque al comma cinque dell’articolo due Renzi propone di adottare il metodo Tatarella sulla legge regionale. E cioè, come avveniva per i presidenti delle Regioni, il popolo designa col voto e l’Assemblea regionale ratifica e nomina. Sarebbe salvato così il doppio e contrastante principio della salvaguardia della volontà popolare e del carattere del Senato come ente di secondo grado, composto da consiglieri regionali e da sindaci. Questi ultimi ovviamente nominati e basta. Si tratta di una mediazione, che dicono sia frutto dell’esperienza di Vasco Errani, dimessosi per vicende giudiziarie, poi giudicate infondate e pare oggi sulla plancia per diventare ministro.

Ovvio che la minoranza del Pd prenda atto dell’apertura di Renzi sul tema dell’eleggibilità del Senato, ma che attenda la definizione scritta dell’emendamento. Bersani si dice soddisfatto e anche Speranza, tuttavia entrambi non si fidano e vedono un possibile imbroglio. Certo ci voleva un azzeccagarbugli di notevole fantasia a partorire una simile soluzione. Perché, come diceva Turati a proposito della vecchia massima “né aderire né sabotare” a fronte del primo conflitto mondiale, e cioè che “non aderire è un po’ un sabotare e non sabotare é un po’ un aderire”, anche designare è un po’ un eleggere e ratificare é un po’ un nominare. Ma tant’è. A volte le parole pesano più delle intenzioni. E prendiamo questo possibile accordo del designare come un eleggere, e nel contempo del ratificare come un nominare, stabilendo che tutti avranno avuto ragione, chi voleva una cosa e chi il suo opposto. Speriamo anche nell’interesse dell’Italia.

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