Marino liquidato (da se stesso)
Marino alla fine non ha potuto resistere e si è dimesso, anche se nella lettera si riserva addirittura di tornare. Possibile? L’aveva abbandonato anche il PD, che finora non aveva sollecitato le sue dimissioni solo per timore di nuove elezioni vinte dai Cinque stelle, con evidenti ripercussioni sul governo Renzi. Roma è la capitale d’Italia e correre il rischio di perdere in un sol colpo Roma e Milano potrebbe generare effetti speciali. La verità è che Marino era già in caduta libera dopo l’esplosione di Mafia Capitale, non perché avesse qualcosa a che fare con quel sistema putrido di potere, ma perché ne era coinvolta la sua giunta e il suo partito. Quando uno dei segretari di Willy Brandt venne arrestato perché responsabile di essere una spia dell’altra Germania, l’anziano leader socialdemocratico non c’entrava nulla. Anzi, era stato proprio lui ad aprire un dialogo alla luce del sole con quei paesi attraverso la sua Ostpolitik. Ma si dimise da cancelliere un minuto dopo.
Quello che è imputato ai collaboratori ricade sempre sul capo. Chi non sa assumersi la responsabilità di quel che succede ai suoi subalterni non può svolgere le funzioni del leader. Questo Marino, a mio avviso, avrebbe dovuto fare dopo la vicenda di Mafia Capitale, sollevandosi così au dessus de la melèe. Sostenendo, cioè, la sua completa innocenza ed estraneità rispetto ai fatti accaduti. Ne sarebbe uscito meglio, anziché insistere e cadere sugli scontrini, dopo essere stato coinvolto nel viaggio in America e nella sconfessione seccata del Papa.
Ne sarebbe uscito con un atto di responsabilità e di saggezza. Oggi invece Marino esce male. Lasciamo perdere la questione delle spese del suo bancomat, che testimoniano più che altro la sua superficialità amministrativa e la scarsa sensibilità politica mentre infuriavano molteplici inchieste sulle spese degli amministratori in tutta Italia. In effetti Marino sembra che sia vissuto sulla luna. Quando esplode la grana Casamonica lui è impegnato a fare il sub in America, lo confessa candidamente anche se a Roma pretendono che il sindaco stia nella sua città. Poi, nonostante la pretesa, si avventura in questo secondo viaggio in America finendo per irritare addirittura papa Bergoglio. Infine accetta di inserire su sito del Comune tutte le spese per pranzi e cene sapendo che non tutto era perfettamente al suo posto. Così è emerso che i dirigenti di Sant’Egidio neghino, come il papa, di averlo mai incontrato, men che meno a cena, e in un altro vien fuori che si trattava di un pranzo con la moglie.
Disonesto? Mah. Direi piuttosto sbadato. Confuso. Se voleva provocare c’è riuscito. Però in politica conta il giudizio della gente. Se sei un pubblico ufficiale ormai non esiste più il tuo privato. O sai sintonizzarti con l’opinione pubblica o fai altro: il poeta, il chirurgo appunto. Marino sarà anche stato oggetto di una particolare cura da parte di ambienti romani poco raccomandabili. Ma, se è così, l’ex sindaco ha fatto di tutto per assecondare il loro proposito. Il buon Orfini è dimagrito dieci chili e fatica ormai a reggersi in piedi, il suo nuovo vice sindaco ha rassegnato per primo le dimissioni assieme ad altri due assessori. Perfino Formigoni, al confronto di quella di Marino, disponeva di una giunta stabile. Non poteva più resistere. Fossi stato in lui avrei convocato un Consiglio, per parlare chiaro alla città e prima di essere sfiduciato mi sarei dimesso. Marino ha preferito dimettersi prima. Farà un altro viaggio in America?
Leave your response!