Ma l’Italia ha capito?
Bisognerebbe che qualcuno spiegasse a Renzi, magari Riccardo o gli altri nostri parlamentari, che non può continuare a paragonare la Siria alla Libia. Il presidente del Consiglio insiste a prendere a pretesto l’incursione contro Gheddafi che ha generato il caos, la divisione del paese in due con governi contrapposti e mille bande, nonché l’importazione dell’Isis, per sostenere che in Siria si deve evitare analogo intervento. Ora, a parte il fatto che l’intervento militare nelle zone controllate dall’Isis è da mesi in corso, prima coi droni americani e cogli aerei egiziani, giordani, turchi, poi coi bombardamenti russi e francesi, il Daesh, o Stato islamico, che c’entra con la Libia?
Si tratta addirittura di due situazioni che stanno all’opposto. In Libia si è attaccato un dittatore e si è favorito il caos e il terrorismo. Attaccando lo stato islamico si attacca il terrorismo e il problema che fa tremare e tentennare Obama è che si finisce semmai per favorire un dittatore. È Obama che pone pregiudizialmente il tema del defenestramento di Assad, che invece i russi difendono. Dunque, si spieghi a Renzi che se vuole trovare una ragione del disimpegno italiano la cerchi altrove. La vicenda libica è proprio lì a dimostrare semmai che piuttosto che il terrorismo son meglio i dittatori. E magari il nostro Matteo lo spieghi bene ad Obama.
Dopo l’incontro tra Hollande e Cameron, anche la Gran Bretagna, sia pure in forme non ancora chiarite, ha assicurato sostegno alla Francia. Non solo a parole ma mettendo a disposizione aerei, basi militari, truppe addestrate al combattimento da terra, risorse. Il deputato socialista francese Christophe Caresche, incaricato delle relazioni coi parlamentari nazionali dell’Unione europea, ammonisce l’Italia e sostiene neanche tanto per sottintesi: “Il fatto è che alcuni paesi sono convinti che non esponendosi le loro popolazioni saranno protette”. Altro che solidarietà europea, altro che strategia europea di politica estera. A proposito, dove è finita la Mogherini? Cosa ne pensa, cosa fa?
L’Italia crede davvero che non esponendosi non diventerà bersaglio del terrorismo islamico? Il fatto che la minaccia di attentati a Roma sia stata ufficialmente proclamata nei messaggi dell’Isis è solo una fanfaronata? Possiamo noi oggi adottare la politica del lodo Moro anni settanta? E cioè lasciar fare e in cambio non essere colpiti, tranne che per qualche esplosione occasionale magari in qualche stazione? Ma allora si fronteggiavano due popoli, uno per la propria sicurezza, l’altro per il diritto ad una patria, anche se le azioni terroristiche erano tutte da condannare. Oggi il proposito dell’Isis è di far la guerra all’Occidente e prima ancora ai governi arabi che quella guerra non fanno.
A me pare un atteggiamento molto discutibile quello dell’Italia. Poteva almeno assumere la posizione della Gran Bretagna. Aspetta forse di essere colpita per cambiare idea col Giubileo alle porte? Ma perfino il pontefice ha parlato di guerra, di terza guerra mondiale a pezzi. Il papa sì, il governo italiano no, anzi ha vietato la parola. Che dire poi del territorio occupato dall’Isis? Chiamiamolo come volete. Daesh, stato islamico, califfato, dategli il nome che volete, scervellatevi se di stato si può trattare o meno, resta il fatto che da lì nascono, si sviluppano e si propagano le azioni terroristiche contro l’Europa e gli stati arabi. Al Adnani, individuato come il regista dell’abbattimento dell’aereo russo e del massacro in Francia, sta agli ordini di Al Bagdhadi, califfo dell’Isis che occupa un vasto territorio tra Siria e Iraq. Che nessuno stato gli dia una sola arma. Che nessuno gli compri il petrolio. Ma poi? Lo lasceremo lì perché Obama aspetta prima la caduta di Assad? O per evitare una Libia due. Ma cosa c’è peggio del califfato nel nostro futuro, caro Renzi?
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