La guerra di tutti contro tutti
L’abbattimento dell’aereo russo da parte di due jets turchi è solo un episodio del clima di caos in cui la comunità mondiale si trova nei confronti della crisi siriana e del terrorismo dell’Isis. Un quadretto a tinte fosche che non fa presagire nulla di buono. E segnala quelle macroscopiche divisioni che fanno contenti i jidahisti. Nel cielo di confine tra Turchia e Siria si é consumata una pagina di guerra tra un paese Nato e Russia che non era mai stata scritta prima. La reazione di Putin è stata immediata, ma immediata è stata anche la solidarietà di Obama e della Nato a Erdogan.
Delle due spiegazioni date all’abbattimento dell’aereo russo, quella che non sta in piedi è proprio quella ufficiale e cioè relativa allo sconfinamento del velivolo nello spazio aereo turco. Non si abbatte un aereo per questo motivo, a meno che non si abbia la sensazione che quell’aereo costituisca un pericolo. Siccome, però, quell’aereo era diretto in Siria, come altri, per bombardare i guerriglieri dell’Isis, ma anche di altri eserciti di opposizione ad Assad, allora la spiegazione più logica è che l’abbattimento sia stato considerato, anche dagli Usa che subito lo hanno giustificato, come un segnale di netta opposizione alle operazioni russe in Siria.
Più in particolare la Turchia avrebbe deciso di porre un freno ai bombardamenti proprio sui guerriglieri turcomanni, che non combattono solo Assad, ma anche i curdi, da sempre considerati nemici dalla Turchia. Dunque l’operazione avrebbe non solo una motivazione, ma addirittura due: colpire le incursioni a difesa di Assad (motivazione americana) e colpire chi ha attaccato i nemici dei curdi e cioè i turcomanni (motivazione turca). Quel che è chiaro è che lo sconfinamento non c’entra nulla. E questo apre nuovi scenari assai preoccupanti acuendo e non risolvendo le vecchie divisioni.
Riepiloghiamole: gli Usa sono interessati alla cacciata di Assad, perché alleato di Putin, col quale il conflitto si è aperto sull’Ucraina, non possono evitare di combattere l’Isis che pure hanno aiutato in una prima fase in funzione antigovernativa, ma escludono l’invio di truppe di terra. La Russia è impegnata a combattere con incursioni aeree l’Isis, ma anche le altre postazioni di guerra contro l’alleato Assad, senza aver per questo mostrato l’intenzione di mettere gli scarponi sul terreno. La Turchia, alleata degli Usa e paese Nato, intende combattere ad un tempo sia i terroristi dell’Isis sia i curdi, mentre questi ultimi sono pressoché gli unici che l’Isis l’hanno combattuta davvero con scontri a viso aperto. La Francia, dopo la strage di Parigi, ma in realtà, sia pure in misura minore, già prima, partecipa ai bombardamenti contro lo stato islamico e attenua adesso la sua avversione ad Assad unendosi di fatto alle operazioni russe.
La situazione che l’esplosione dell’aereo russo rende ancora più tragica é invero paradossale e insolita. Non si sta combattendo la stessa guerra, quella che tutti dovrebbe unire, e cioè la guerra contro il terrorismo islamico che ci ha attaccato così brutalmente. Si stanno combattendo più guerre e ognuno combatte la sua. Se arriviamo al punto che due paesi che dovrebbero combattere insieme i terroristi si sparano addosso, allora arriviamo alla logica conclusione che per i terroristi è festa. È accaduto anche durante la guerra di Spagna quando, anziché combattere i franchisti, gli stalinisti si misero ad ammazzare gli anarchici. E sappiamo come è andata a finire. Servirebbe l’Europa. Cioè una sorta di Araba fenice. Un continente politico che non c’è. Senza un governo, senza un’unica politica estera, senza un esercito, l’Europa è un condominio, come sottolinea quest’oggi Sabino Cassese sul Corriere, dove comandano i condòmini. Con la Francia in guerra, la Gran Bretagna quasi, l’Italia in pace e la Germania muta. Peggio di così…
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