Non siamo Reggio Aemilia
Tutti parlano dell’argomento. Ci vogliono rubare il processo ad Aemilia. Come fosse il formaggio che almeno nel nome Parma ha sottratto a Reggio. Adesso è colpa di Bologna. Come per l’autostrada che passa da Modena e raggiunge il Brennero era per l’egoismo d’oltre Secchia. Come per la ferrovia che congiunge Parma a Spezia, che Cavour preferì al progetto reggiano nel 1861, forse foraggiato da qualche punta di parmigiano, era per l’edonismo d’oltr’Enza. Meno male che ci siamo abbondantemente rifatti con la stazione Mediopadana. Avevamo anche Aemilia e ce la vogliono sottrarre? Ma davvero ci teniamo così tanto a un processo con imputati di mafia? Come fossero cosa nostra, nel senso primo del termine? Forse pensiamo di fare bella figura a tenere a Reggio un processo che vede tanti reggiani coinvolti? Non capisco la logica. C’era un vecchia canzone di Brassens tradotta in italiano da Fabrizio De Andrè e in milanese da Nanni Svampa che diceva, mostrando un orgoglio immotivato: “Non tutti nella capitale nascono i fuori del male, qualche assassinio senza pretese abbiamo anche noi in paese”. Un processo non è un evento teatrale, con tanto di pubblico che assiste mostrando assenso e dissenso, quasi fosse un loggione della Scala. Forse si pensa all’indotto? Giornalisti e invitati, imputati e testimoni? É per i nostri piemme così scrupolosi, quasi non potessero esercitare la loro azione anche altrove? Ma dai. L’orgoglio dell’evento, anche quando è negativo, é tipico del provincialismo più gretto. Non mi associo. Anzi. Restiamo per favore Reggio Emilia, non Reggio Aemilia….
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