Il comunista Sala ha fatto anche la rivoluzione d’ottobre?
Dico subito che quella di Sala a Milano è un’ottima candidatura, per la sua esperienza amministrativa, per il successo di Expo, per la sua capacità di attrarre anche consensi di centro-destra. Certo, cantava il milanese Jannacci, l’importante è esagerare. E Sala sta mettendocela tutta per negare le sue origini e figurare come uomo di sinistra alle primarie. Esagerando oltre misura. Col rischio, però, di perdere i voti dell’altra sponda. Deve togliersi di dosso i panni di City manager della Moratti e vincere nel referendum sul miglior candidato sindaco di fronte al popolo rosso e arancione. Si presenta allora salutando a pugno chiuso, sostiene di non essere uomo dei salotti e di aver maggiori consensi nelle periferie, poi confessa di avere sempre votato Pci, Pds, Diesse, Pd. Qualcuno lo fermi per il suo bene. Se mai arrivasse a confessare di aver partecipato alla rivoluzione di ottobre al fianco di Lenin e di essere entrato per primo nel Palazzo d’inverno, gli spieghi che un comunista non è mai arrivato a Palazzo Marino. Si fermi, dunque, non gli è nemmeno utile.
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