Ruini e le nostre ruine
Il cardinal Camillo Ruini è il vero capo della Chiesa conservatrice. Quella che guarda con diffidenza alle novità di Francesco. Quella che difende a spada tratta i suoi principi, e questo è comprensibile e anche giusto, ma che li vuole imporre come leggi dello Stato per tutti. E questo è inaccettabile. Secondo Ruini noi dobbiamo evitare di far leggi per le coppie omosessuali. Non si può accogliere cioè il concetto stesso di coppia. Dobbiamo semplicemente garantire diritti individuali che già ci sono. È la posizione più estrema, ma la più chiara, del mondo cattolico. Non basta neppure dunque estrapolare la norma sulla stepchild adoption, quella cioè sull’adozione del figlio naturale del partner. No. Non si vuole neppure una semplice legge sui diritti reciproci. Non si accetta insomma la reciprocità, il legame affettivo fondato sull’amore.
Se esiste, ed esiste nella realtà che Ruini finge di ignorare o esorcizza volutamente, non ha nessuna importanza. Non deve essere riconosciuto come tale dallo Stato, come non lo è dalla Chiesa. Che importa Strasburgo, che ci richiama in nome dei diritti dell’uomo a riconoscere quelli delle coppie gay, e che importa di tutti gli altri paesi, la maggior parte dei quali ha addirittura approvato la legge sul matrimonio omosessuale, con parificazione dei diritti anche per l’adozione. E che importa se la Germania della democristiana Merkel ha approvato le unioni civili oggi importati in salsa italiana con la stepchild adoption. Noi siamo l’Italia e siamo diversi.
Diversi come, diversi perché? L’unica diversità è che in Italia risiede il Vaticano, non giriamoci intorno, e le leggi degli altri paesi da noi non si possono adottare se non dopo grandi battaglie e vittorie referendarie. Non abbiamo una legge sul fine vita, unico caso, non abbiamo una legge sulla fecondazione, quella approvata è stata fatta a pezzi dalla Corte costituzionale, e adesso siamo gli ultimi, e più volte richiamati dalla corte di Strasburgo, sui diritti delle coppie omosessuali. Dobbiamo capire che questo, secondo Ruini, è un nostro vantaggio, é una prerogativa positiva. Siamo i soli a negare un diritto. È una nostra Ruina….
Mauro Del Bue
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