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Ma questo non è cattocomunismo?

11 Febbraio 2016 1.875 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Molte volte ho scritto articoli in difesa del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ne ho sempre apprezzato l’equilibrio e la saggezza. Ma già molto tempo prima avevo vissuto Napolitano come il principale leader riformista del vecchio Pci, poi Pds, con le sue aperture esplicite al Psi e al movimento socialista europeo. Con lui ho spesso intrattenuto cordiali rapporti quando era presidente della Camera e anche quando è salito al Colle e ha voluto incontrare delegazioni socialiste. L’ultima occasione è stata, quando coordinavo il movimento per la democrazia, quel cordale incontro che ci riservò per discutere delle modifiche alla legge elettorale europea.

Oggi devo manifestare il mio dissenso dalla sua posizione assunta sulla legge per le Unioni civili. Mi dispiace, ma il suo appello a non erigere barriere tra laici e cattolici mi riporta indietro nel tempo e mi ricorda tanto le vecchie posizioni togliattiane e berligueriane in occasione della votazione dell’articolo sette della Costituzione e delle approvazioni delle leggi sul divorzio e l’aborto. In tutte e tre le circostanze il vecchio Pci manifestò identica preoccupazione che ne congelò o raffreddò l’azione riformista. Teniamo presente che questa stessa preoccupazione ha permesso di introdurre in Costituzione i patti lateranensi così come erano stati firmati da Mussolini e dal cardinal Gasparri nel 1929 (verranno riformulati solo dal governo Craxi nel 1985). Poi di rallentare, unico caso in Europa, l’approvazione del divorzio che solo la cocciutaggine dei socialisti e dei radicali mise all’ordine del giorno del Parlamento italiano, fino alla votazione della legge Fortuna nel dicembre del 1970, sottoposta poi a referendum abrogativo perso dagli antidivorzisti il 12 maggio del 1974.

Una legge sull’aborto venne approvata solo nel 1980, poi sottoposta a referendum abrogativo, perso dai promotori, nel 1981. Tutto questo è sempre avvenuto tirando per la giacca i comunisti, prima recalcitranti, poi preoccupati, indecisi e solo alla fine moderatamente convinti. E sempre tentando di distoglierli dalle loro preoccupazioni di rotture col mondo cattolico, anche quando il Psi era al governo con la Dc e il Pci all’opposizione. E qui bisogna fare la più netta delle distinzioni. La cultura laica, che può essere anche cultura dei cattolici, non presuppone baratti e compromessi perché divide stato e religione. Giusto che i credenti professino i loro dogmi, ma è inaccettabile che li impongano come leggi dello stato. I credenti possono dunque, se separano le due dimensioni, essere più laici dei non credenti, che negli Stati totalitari e comunisti (come la Cina) impongono per legge l’aborto anche a coloro che lo considerano reato.

La cultura cattocomunista ha scambiato il rispetto per la religione con il compromesso tra stato e religione. La cultura laica ha chiamato anche i cattolici a schierarsi per la separazione delle due sfere. Per questo i partiti socialisti e liberali non hanno mai scambiato i programmi di governo con i loro principi, e su questo hanno richiamato i cattolici al dialogo, mentre il Pci non a caso si disse sempre disposto a compromessi (non solo dialoghi) più o meno storici col mondo cattolico, perché in fondo partiva da analogo assolutismo etico. Purtroppo quel venti per cento di italiani che si sono sempre schierati per la seconda impostazione oggi non hanno più rappresentanza politica. E la natura del Pd si pone anch’essa come un difficile compromesso tra laici e integralisti. Vedremo come uscirà la legge sulle unioni civili. Se anche su questa materia prevarrà l’impostazione cattocomunista ne uscirà una legge che discriminerà ancora le persone e anche i figli in base alle tendenze sessuali delle coppie. Se prevarrà l’impostazione laica almeno la più moderata legge sulle coppie omosessuali che esista al mondo vedrà la luce. Senza la barriera più assurda. E cioè quella che separa i diritti dei figli delle coppie eterosessuali, che possono avere oggi due genitori, e quelli dei figli delle coppie omosessuali, che possono invece averne uno solo.

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