Renzi come Craxi: “Andate al mare”
Quando nella primavera del 1991 il Psi di Craxi invitò gli italiani ad astenersi dal referendum di Mario Segni che, introducendo il discutibile espediente dell’abrogazione, produceva la clausola della preferenza unica alle elezioni politiche, esplose il finimondo. A sinistra si gridò all’eresia, invocando il diritto di voto come un dovere civico che nessun esponente di istituzioni politiche avrebbe dovuto disincentivare. Si invocarono anche due articoli di leggi oggi ricordati da Ainis sul Corriere e cioè il 98 del testo unico delle leggi elettorali per la Camera e il 51 della legge che disciplina i referendum che “castigano l’astensione organizzata da chiunque sia investito di un pubblico potere”. Ma nessuno è mai stato castigato.
Come capita spesso ai socialisti, tutto ciò che viene loro rimproverato viene poi riciclato dagli altri con anni di ritardo. E’ capitato su quasi tutto: dall’invasione in Ungheria, al centro sinistra, dallo statuto dei lavoratori alla legge sul divorzio e l’aborto, dai missili a Comiso al referendum sulla scala mobile, dalla guerra nel Golfo fino all’invito all’astensione al referendum. Diciamo che il Pd é un partito che ci ha rubato il passato senza ammetterlo, formalmente esaltando Berlinguer del quale non condivide proprio nulla.
Cosi oggi, ultimo atto, il Pd di Renzi invita gli italiani ad andare al mare. Oddio in Aprile non si addice l’invito, ma trattandosi di una questione che al mare si riferisce di mare inevitabilmente si parlerà. Personalmente rimasi perplesso sulla scelta di Craxi del 1991. Avrei preferito che il partito propendessse per il no. In fondo quattro preferenze anche allora erano meglio di una sola, anche se nel mio collegio era proprio la preferenza unica ad avvantaggiarmi. Tuttavia prendo atto che anche su questa vicenda Renzi copia Craxi.
Nencini ha invece sostenuto le ragioni del no, mentre i socialisti astensionisti al congresso partecipano al fronte del si, cosi come la minoranza del Pd in odio a Renzi si schiera nel fronte opposto. L’argomento (l’impossibilità di ottenere la proroga della licenza di estrazione fino all’esaurimemto della materia prima nell’ambito delle 12 miglia) appare troppo limitato per diventare argomento politico. Eppure se il numero delle preferenze divenne il primo grimaldello per scardinare la legge elettorale e il sistema politico, anche il numero di miglia entro il quale puo’ essere concessa la possibilità di continuare a estrarre energia diventerà occasione per misurare le posizioni di ognuno.
Andare a votare significherà, dal momento che il raggiungimento del quorum provocherà la vittoria del sí, indebolire il governo e il Pd di Renzi (per questo anche la posizione di Nencini appare coraggiosa), non andare a votare invece rafforzerà il timoniere. Andare a votare rafforzerà le posizioni delle regioni, dal momento che ben nove presidenti hanno provocato il referendum, mentre non andare a votare rafforzerà chi questi potere lo vuole modificare come previsto in materia di energia dalla riforma costituzionale. Ho la vaga impressione che chi intende indebolire Renzi con questo referendum rimarrà deluso.
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Mauro Del Bue
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