Pizza… rotto
Magnifica e grottesca decisione del vertice dei Cinque stelle. Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, da tempo considerato un dissidente dal clan Grillo, è stato sospeso dal movimento per aver ricevuto un avviso di garanzia relativo alla assunzione del nuovo direttore del teatro Regio di Parma. La procedura messa in atto dalla sua amministrazione è assai discutibile: una commissione d’esame per selezionare un candidato tra i quali alcuni anche con curricula eccellenti. Poi la decisione di non scegliere nessuno per poi assumere un altro che pare non avesse i titoli per partecipare alla selezione. Resta l’interrogativo su cosa ci sia mai di penale. Ma la magistratura probabilmente, in questo caso, non poteva non avviare un’indagine alla luce dell’esposto di un parlamentare del Pd.
A Livorno il sindaco Nogarin, che non ce la fa a uscire dall’emergenza dei rifiuti, è stato raggiunto da avviso di garanzia, ma al contrario di quel che è accaduto a Pizzarotti, non è stato sospeso. Il motivo addotto dal direttorio grillino è relativo al fatto che, mentre Nogarin ha avvertito subito il vertice dell’inchiesta, Pizzarotti non l’avrebbe fatto. La realtà è che il giustizialismo, in nessuno dei due casi sarebbe stata giusta una sospensione da un bel nulla perché un avviso di garanzia non è una condanna (ai tempi di Tangentopoli nessuno aveva però il coraggio di sostenerlo), in questi due casi ha pesato in modi diversi.
Pizzarotti è un dissidente, Nogarin un fedelessimo. Dunque Pizzarotti è stato sospeso per il reato di disobbedienza, e l’avviso, anzi il mancato avviso, è stato solo il pretesto. Nogarin è stato invece assolto per fedeltà alla linea oltre che per aver avvisato dell’avviso in tempi regolari. Questo atteggiamento ricorda da vicino quello dei comunisti anni trenta. L’espulsione per tradimento ben si adatta alla cultura del centralismo democratico che spesso approfittava di un evento, di una debolezza, di una vicenda personale per espellere il dissidente. Che cosa abbia a che fare tutto questo con la democrazia del web, con il movimento che fa decidere alla base, nessuno può capirlo. Resta il fatto che se è cosi il parlamentare del Pd parmense, che ha rivolto l’esposto alla Procura, ha certamente fatto un favore a Grillo. Lo avrà capito?
Mauro Del Bue
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