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Grazie Marco…

19 Maggio 2016 1.090 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Lo conobbi la prima volta a Reggio Emilia nel 1970. Era venuto per un comizio del neonato partito radicale fondato in città dal giovane Mario Monducci, che sarà poi deputato repubblicano. Tornò poi un paio d’anni dopo a perorare la causa del divorzio e se la memoria non m’inganna si era già imposto un digiuno. Beveva solo cappuccini molto zuccherati. Quella battaglia ha segnato anche la mia vita. Conobbi e diventai amico di Loris Fortuna, primo firmatario della legge, socialista autonomista, nenniano, come si diceva allora. Proprio nel 1973 fu a Reggio anche Bettino Craxi che partecipò alla conferenza delle donne socialiste.

Nel 1975 i miei rapporti col mondo radicale (fui uno dei primi socialisti con doppia tessera) furono segnati dalla partecipazione al congresso nazionale che si svolse a Firenze proprio in quel novembre del martirio di Pierpaolo Pasolini. Ricordo Pannella che lesse l’intervento che Pasolini aveva preparato per il congresso con gli occhi inumiditi dal pianto e intorno a lui era disposta la variopinta brigata radicale con Gianfranco Spadaccia, Massimo Teodori, Adele Faccio, Roberto Cicciomessere, Adelaide Aglietta, Emma Bonino, tutti in prima linea nella battaglia per la legalizzazione dell’aborto. Una battaglia che vide ancora socialisti e radicali esposti insieme e, come sul divorzio, comunisti recalcitranti. Fino all’approvazione della nuova legge Fortuna e al nuovo referendum vinto nel 1981, poco dopo il vile attentato a Giovanni Paolo II.

I miei rapporti personali con Pannella si intensificarono poi durante il mio mandato parlamentare. Tra il 1987 e 1994 Marco mi considerava uno dei socialisti più vicini al suo mondo. Dopo le elezioni del 1987, quando, grazie al lavoro di Claudio Martelli, Psi, Psdi e radicali presentarono liste insieme al Senato e iniziarono la campagna per la giustizia giusta col referendum vinto, i rapporti si fecero più intensi. Devo ammettere che sulla legge Vassalli, che finiva per svuotare di contenuto lo stesso referendum, avevano ragione i radicali e non i socialisti.

L’episodio di Marco Pannella, che nel 1993 prese le difese della classe dirigente, che pure lui aveva contestato, finita sotto il fuoco della magistratura, è la più grande dimostrazione della sua coerenza liberale e del suo spirito ribelle nei confronti del conformismo dilagante. Pannella e il suo partito divennero così anche approdo e rifugio di tanti “impresentabili” in molti casi coinvolti ingiustamente. Convocava i parlamentari alle sette del mattino alla Camera. Lo faceva per due motivi: per dimostrare che la sua azione non era tesa a intralciare i lavori parlamentari, ma anche per un innato senso di sadismo col quale ideava una sorta di rito sacrificale dedicato alla sua disponibilità.

Nel 1994 mi propose di entrare nella sua lista, la lista Pannella, che presentò sul proporzionale sfiorando il 4 per cento. Rifiutai perchè ero iscritto al Psi e deciso a non mollare la navicella che era in mare aperto e stava affondando. Ci rivedemmo più volte e tra il 2006 e il 2008, anche grazie a Capezzone, D’Elia, Turco, i nostri rapporti divennero costanti fino alla sua venuta in Abruzzo dove ero candidato del Psi per darmi una mano, nonostante i radicali avessero scelto di entrare nelle liste del Pd e la cosa mi commosse. Ricordo un pranzo sul mare. Marco non solo mangiava con voracità, quando non digiunava, ma non sopportava che qualcuno scartasse qualcosa. Lo costringeva a pulire il piatto se no lo rimproverava.

Subito dopo le elezioni mi chiese di convocare assieme a lui a Chianciano gli stati generali laici. Provai una certa emozione a vedere le due firme appaiate nella lettera di invito. Svolgemmo le due relazioni introduttive poi Marco parlò e riparló, come faceva sempre. Divorava i congressi, le assemblee, e li condiva con fiumi di parole. Che esprimevano un mare di interesse per i temi che trattavano gli altri. E che avvolgeva in un caloroso effluvio di ragionamenti, di suggestioni, di previsioni, ma anche di ricordi e di aneddoti. A Chianciano andammo due volte e più volte per tenere in vita quel gruppo (ricordo tra gli altri Enzo Marzo, Gianni Cuperlo, Ignazio Marino, Nicola Tranfaglia) ci ritrovammo la domenica, e anche d’agosto, al caldo soffocante dell’estate romana (ritornava quel pizzico di sadismo…)

Negli ultimi anni ho piu volte proposto dalle colonne del mio Avanti la nomina di Pannella senatore a vita. Né Napolitano né Mattarella hanno ritenuto di esaudire una richiesta che ovviamente non era solo mia. Ho visto Marco l’ultima volta circa due mesi fa a Roma. L’ho abbracciato e gli ho detto: “Vorrei che tu mi facessi l’orazione funebre”. Sapevo che era malato e il mio era un augurio a campare piu di me, che mi auguro di campare a lungo. Non sarà possibile esaudire questo mio desiderio, ma ugualmente spero di esaudire il suo e cioè di continuare la sua lotta per la libertà, per i diritti di tutte le donne e gli uomini a vivere una vita al di fuori di dogmi, superstizioni, sopraffazioni. Dicono che prima di morire a un prete che gli si avvicinava per impartirgli l’estrema unzione Voltaire abbia profferito queste parole: “Ma vi pare questo il momento di fare nuove amicizie?”. Marco ha invece gradito le attenzioni del papa e ai medici che gli hanno chiesto se volesse essere sedato ha mormorato: “Grazie”. L’ultima parola sua diventa la nostra: Grazie Marco per quello che hai fatto, grazie per quello che ci hai lasciato. Ti porteremo sempre, ti porterò sempre, nel mio cuore e sarà, la tua, una presenza incancellabile.

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