Tre buoni motivi per il SÌ
Il Consiglio nazionale del Psi, all’unanimità, ha lanciato la campagna per il sì al referendum confermativo di ottobre approvando un documento al quale abbiamo lavorato Gigi Covatta ed io. Parto da un presupposto. Le tesi, o mozione unica, approvate al congresso di Salerno già contenevano l’adesione del Psi alla campagna referendaria per il sì. Non vorrei che qualcuno avesse votato senza avere letto. L’adesione del Consiglio nazionale ne rappresenta la diretta conseguenza. E indica anche di formare comitati del Psi al sì referendario attraverso una campagna di adesioni il cui obiettivo è quello ambizioso delle centomila.
Il Psi sottolinea che avrebbe preferito un percorso diverso, che aveva proposto l’elezione di un’assemblea costituente per scegliere un modello di stato, preferibilmente presidenziale o semi presidenziale, da cui far discendere per coerenza le regole istituzionali ed elettorali. Aggiunge che l’impasto tra riforma costituzionale e Italicum produce contraddizioni e contro indicazioni che devono essere attentamente valutate e corrette, ad esempio quelle relativa alla elezione del presidente della Repubblica, già oggetto di una
parziale modifica, quelle relative alla elezione della Corte costituzionale e del Csm. Ripete che i socialisti sono dell’idea di modificare la legge elettorale trasferendo il premio di lista alla coalizione.
Tuttavia ritiene che i due punti fondamentali della riforma costituzionale, e cioè quelli relativi alla modifica del bicameralismo perfetto e del superamento della riforma del titolo V introdotta dalla maggioranza ulivista, siano pienamente condivisibili. Il Psi ha sempre proposto uno snellimento del procedimento legislativo e la doppia Camera con identici poteri si configura come un’assurda anomalia tutta italiana. Le materie concorrenti, frutto del nuovo Titolo V, sono state motivo di paralisi, di confusione, di aumento di costi. Dunque è stato giusto mettere mano a questa duplice operazione di riforma.
Il primo motivo della posizione socialista è dunque di merito. Il secondo è politico. Il Psi non si è mai associato, e dispiace che qualche nostro compagno abbia rivisto una posizione storica dei socialisti, alla retorica del “Giù le mani dalla Costituzione”. Anzi, quando, per primi già nel 1979, i socialisti di Craxi ne proposero una profonda revisione, di quella retorica furono le vittime. La Costituzione, peraltro, è già stata modificata 35 volte senza che da parte di costoro si gridasse allo scandalo. Uno sguardo poi al caravanserraglio dei cultori del no. Si mischiano sanchopardian-rodotaiani con grillo-salviniani, cultori del post fascismo e del post antifascismo, berlusco-meloniani e tsiprasiani pentiti, comunisti accidiosi e conservatori incalliti. Una ulteriore ragione per stare altrove.
Il terzo motivo è di conseguenza. Se vinceranno i no verrà deposto in sofffitta, non so per quanti anni ancora, qualsiasi progetto di riforma istituzionale e soprattutto costituzionale, e con la crisi di governo si apriranno incognite sul nostro futuro politico sempre più orientato verso il populismo grillino e salviniano. Questo governo non è il migliore in assoluto e tra le tante riforme avrebbe bisogno di una autoriforma di se stesso, della sua compagine, anche della sua maggioranza (si possono avere amanti clandestini, non clandestini partner di maggioranza). Pur tuttavia resta il miglior governo possibile. Oggi, oltre questo esecutivo, ci sono solo la risata sardonica di Grillo e la felpa pesante di Salvini. Mi sbaglio? Se è così questo è un buon terzo motivo per votare sì. Con convinzione.
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