Non ci sono più i golpe di una volta…
Tutto è possibile e se ne leggono di tutti i colori. Che il golpe fallito di Turchia sia invero anomalo è fuor di dubbio, come di dubbio gusto sono le felicitazioni postume di Obama e Merkel (almeno Putin è stato zitto) a Erdogan e al suo governo “democraticamente eletto”. Le ipotesi sono tre. La prima è che le forze armate turche, d’impostazione tradizionalmente laica e ispirate ancora al mito di Ataturk, abbiano autonomamente deciso l’azione, alquanto sgangherata, di presa del potere, occupando la televisione e il parlamento. Un’azione che ricorda da vicino quelle al limite del folclorismo messe in atto in Italia dalla guardia forestale e in Spagna dal pistolero Antonio Tejero, che entrò in Parlamento spaventando tutti tranne che il primo ministro Suarez.
Ipotesi un po’ così. Da prendere con le pinze. La seconda è che il golpe sia stato ispirato e concertato dagli Usa e dalla Russia, alla luce dell’intesa sopraggiunta per iniziative militari congiunte in Siria. In fondo la Russia aveva più di un motivo, e non solo quello dei suoi aerei abbattuti, per augurarsi la fine del regime “democraticamente eletto” di Erdogan. Gli Usa, che hanno sempre considerato la Turchia un paese alleato e strategicamente e geograficamente indispensabile, non potevano continuare a bendarsi gli occhi rispetto alle connivenze e perfino agli appoggi dei turchi all’islamismo violento. Resta da chiedersi se grandi potenze mondiali possano promuovere golpe così ridicoli. Forse è il caso di ripetere che se non ci sono proprio più le mamme di una volta, le stagioni di una volta, i film di una volta, non ci sono più neanche i golpe di una volta. Che riuscivano tutti. Non v’è dubbio che i nuovi mezzi di comunicazione non facilitino imprese simili, generalmemte praticate in silenzio. Ma tant’è. E’ proprio un declino generale…
La terza ipotesi, ventilata da studiosi ed esperti del panorama turco, è che si sia trattato di un golpe finto. Addirittura di un auto golpe. Ordito da Erdogan per stabilizzare il suo potere, per cambiare la costituzione e per avviarsi verso un regime di natura islamica, alla faccia di quel laico di Ataturk. Ci sono di mezzo duecento morti, morti davvero e non per finta, e questo dovrebbe sconsigliare ad avanzare una simile tesi. Però la vita, e soprattutto il diritto, in Turchia sono parole vuote. Le stragi di giovani manifestanti, gli arresti di giornalisti e di oppositori erano già di pubblico dominio. Stonano maledettamente, in tutte e tre le ipotesi di golpe, le parole dell’amministrazione americana, della signora Merkel e purtroppo anche del nostro Renzi. Complimentarsi per un governo “democraticamente eletto” significa poco ai fini del suo carattere democratico.
Anche Hitler vinse le elezioni nel 1933 e poi instaurò il peggiore regime della storia. Anche Morsi vinse le elezioni in Egitto e poi instaurò il regime islamico e il golpe di Al Sisi venne giudicato un bene. Anche gli estremisti islamici vinsero le elezioni in Algeria e poi vi fu il golpe e la sanguinosa guerra civile. Un regime è democratico non se vince le elezioni, ma se esercita la democrazia. Quello di Erdogan oggi è un regime democratico? O piuttosto un sistema assolutamente illiberale e ispirato ai dettami di una religione? E la complicità col terrorismo islamico, i loschi affari col petrolio di contrabbando che Putin dimostrò, le persecuzioni dei curdi che sono stati e sono tuttora il migliore nostro alleato per sconfiggere lo stato islamico, non dovevano consigliare maggiore prudenza agli americani, ai tedeschi, agli italiani? La real politique induce sempre ad allearsi con i vincitori. Dunque è giusto oggi lasciar massacrare i militari ed esaltare Erdogan? Io non ne sono affatto convinto.
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