Ma l’Ariosto non è reggiano?
Vedo che Ferrara sta svolgendo la grande mostra su Ludovico Ariosto in occasione dei cinquecento anni del suo “Orlando furioso” che ebbe una travagliata e lunga genesi inziata ben undici anni prima. Nel 1974 ricordo la mostra che il comune di Reggio con l’assessore alla cultura, il socialista Angelo Pisi, realizzò per celebrare il mezzo millennio della nascita del più grande poeta cavalleresco che a Reggio Emilia nacque l’8 settembre del 1474, primo di dieci fratelli. E’ vero che suo padre, Niccolò, era parte della corte del duca Ercole d’Este e comandava il presidio militare estense che si trovava a Reggio, ma la madre Daria Malaguzzi Valeri era una nobildonna reggiana che subiva evidentemente il fascino dei militari. A Reggio Ludovico rimase nel suo Mauriziano per molti anni prima di trasferirsi a Ferrara per frequentare la locale Università, ma a Reggio ritornò, l’anno dopo la morte del padre, con l’incarico di capitano della rocca di Canossa, poi, ancora, nel 1506 quando fu investito dell’incarico di responsabile della parrocchia di Montericco (Albinea). La identità reggiana dell’Ariosto è dunque fuori discussione anche se nessuno nega che il lavoro letterario del poeta reggiano sia stato prodotto in massima parte a Ferrara. Tanto che la paternità del grande poeta era esaltata nella nostra città con una statua, opera dello scultore reggiano Riccardo Secchi che, assieme a quella del Boiardo, altro poeta cavalleresco di origine reggiana essendo nato a Scandiano, campeggiava sotto il portico del Monte di pietà in piazza del Monte fino ai primi anni cinquanta. Perchè allora oggi si celebra il cinquecentesimo anniversario della prima pubblicazione dell’Orlando furioso, quella del 1516 (le altre due edizioni furono quelle del 1521 e del 1532) solo a Ferrara con una grande mostra e inziative collaterali di enorme interesse e attrattiva? Già abbiamo delegato a Parma la mostra del Correggio e io avevo consigliato, quando ero al governo, di procedere alla promozione di una mostra itinerante tra Correggio, Reggio e Parma. Ma l’idea non venne raccolta. Adesso ci dimentichiamo dell’Ariosto. Non è troppo?
Mauro Del Bue
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