Una medaglia per Christian e Luca
Evitiamo il patriottismo fuori luogo, anche se si deve alle nostre forze di polizia l’eliminazione del killer di Berlino, dopo un conflitto a fuoco aperto dal tunisino. Ma certo gratifichiamo a dovere quei due poliziotti, il secondo in prova, che hanno fermato Anis Amri e rischiando la vita hanno risposto al fuoco. Si chiamano Christian Movio, 36 anni, rimasto ferito a una spalla, e Luca Scatà, 29 anni, che ha sparato al terrorista uccidendolo. Meritano, il secondo. certamente l’assunzione, e tutti e due una medaglia. Anis Amri è il tunisino che, senza ombra di dubbio (é stata accertata la compatibilità della pistola con quella che ha ammazzato il povero autista polacco), queste sono le parole delle autorità preposte, ha fatto strage al mercatino di Berlino, uccidendo, è purtroppo ufficiale, anche la ragazza di Sulmona Fabrizia Di Lorenzo, mentre era intenta ad acquistare i regali di Natale per la sua famiglia.
Che il terrorismo islamista sia all’attacco e che questo attacco si intensifichi proprio in occasione delle vacanze cristiane di Natale, pare confermato anche dall’attentato in Giordania della settimana scorsa, mentre l’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara pare avere una matrice non esattamente omologa, anche se l’omicida appartiene alla stessa matrice etnica e religiosa. In queste ore apprendiamo del dirottamento di un aereo libico a Malta, con terroristi che minacciano una strage e poi liberano i passeggeri trattenendo i piloti. Pare si tratti di un gruppo di ex fedeli di Gheddafi. Resta il fatto che il medio-oriente è una polveriera, con l’esercito iracheno e i curdi che sono alle prese con una progressiva escalation di conquista di territori iracheni in mano all’Isis e da diverse settimane cingono d’assedio Mosul, mentre in territorio siriano resta ancora ai terroristi la città di Rakka, ma Aleppo è diventata come Lipsia, distrutta dai bombardamenti dell’aviazione siriana, appoggiata dai russi.
Ad Aleppo si combatte contro le milizie islamiste che fanno capo all’Isis, ad Al Queda, ad Al Nusra, tutte di stampo terroristico, mentre quelle laiche paiono ormai disperse o convertite. La popolazione ha pagato un costo altissimo e la Siria si sta ormai svuotando con milioni di profughi pronti a invadere l’Europa. L’Italia ha il dovere di proteggersi, di aiutare le forze impegnate nella lotta al terrorismo, di pretendere un coordinamento europeo, una più giusta ripartizione dei migranti, una più equa spartizione delle spese, essendo il nostro Paese un porto necessario per chi, anche se solo per transito, intende raggiungere poi altri paesi europei. Ma tutta l’Europa ha il diritto di pretendere dall’Italia il massimo rigore nella individuazione dei migranti.
Anis Amri, secondo le più recenti informazioni, è stato condannato per gli scontri del 2011 nel Centro di identificazione di Lampedusa. In quattro anni il giovane é passato dal carcere di Catania a quello di Enna, poi Sciacca, Agrigento e Palermo, dove sarebbe entrato in contatto con predicatori di origine tunisina. Ma non solo, perché nei documenti che in queste ore stanno giungendo sulla scrivania del procuratore aggiunto di Roma Francesco Caporale e del sostituto Francesco Scavo, emergono le minacce che Amri avrebbe fatto ai danni di un detenuto cristiano, cui avrebbe rivolto questa esauriente minaccia: “Ti taglio la testa”. La sua radicalizzazione é stata certificata e annunciata ai dipartimenti europei? Perché la Germania, poi, gli ha concesso un permesso di soggiorno, sia pur provvisorio? Se la pericolosità del personaggio fosse stata segnalata, ma qui si entra nel merito dell’assurda mancanza di un reale ed efficiente servizio d’intelligence europeo, forse si sarebbe potuto far molto di più. Già all’inizio.
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