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Il trietto

27 Aprile 2017 1.261 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Un po’ mi sono annoiato. Ma era prevedibile. Mica erano tre comici. Oddio, non é che i comici non abbiano consensi in politica. Resta il fatto che la risposta in un minuto per il trio candidato alla segreteria del Pd era da sfruttare con slogan e con battute. Dei tre il più simpatico mi é parso Emiliano, il più politichese Orlando, Renzi il più diretto. In un ring di pugilato Renzi avrebbe vinto ai punti, anzi ai pugni. I suoi contro Orlando, sempre d’accordo quando era al governo e in Parlamento dal 2006 (io in verità non me lo ricordavo nemmeno) e quello contro Emiliano, cioè il solenne impegno ad appoggiare qualsiasi vincitore uscirà dalle urne (sic), mi sono parsi fendenti da far male.

Se invece passiamo alle posizioni politiche allora dovremmo precisarle bene. Secondo Orlando, intervistato radiofonicamente da quei matti di “Un giorno da pecora”, Renzi sarebbe propenso a un governo aperto a Berlusconi, Emiliano vorrebbe un governo aperto ai Cinque stelle, mentre lui, Orlando, é per un nuovo centro-sinistra composto dal Pd a da Pisapia. Secondo me rischiano di essere tutte e tre soluzioni impossibili. La più impossibile è quella che numericamente sarebbe l’unica praticabile, cioè quella di Emiliano, il quale dovrebbe spiegarci se intende seguire le orme del povero Bersani e tornare in streeming col cappello in mano. Oppure se, sapendo di perdere, gli é lecito vaneggiare.

La proposta di Orlando é invece la più irrealistica numericamente giacché il Pd é dato al 26-27 per cento e Pisapia che ci sia ciascun lo dice dove sia nessun lo sa. E’ vero che Orlando ipotizza una nuova legge elettorale, ma ci vorrebbe un premio di maggioranza ad hoc, esclusivamente riservato all’eventuale alleanza Pd-Pisapia, per poterlo agguantare. Credo sarebbe incostituzionale non solo per la Corte. Anche l’ipotesi attribuita a Renzi di un patto con Forza Italia pare oggi problematico, sondaggi alla mano. Vero che i sondaggi possono cambiare. Quel che non si capisce é la strategia elettorale. E’ evidente che per staccarsi da Salvini e Meloni il cavaliere dovrebbe non essere costretto a presentare con loro un’unica lista.

Dunque Renzi dovrebbe assecondare la posizione anche oggi illustrata da Romani, che contempla il premio alla coalizione. Invece Renzi pare finora orientato a mantenere il premio alla lista. Giochetti tattici, insipienze politiche, strategie misteriose, solo ideuzze per conseguire consensi in vista del voto di domenica? Vedremo da lunedì cosa proporrà il vincitore. Quel che ci aspettiamo é un’idea chiara sull’esistenza o meno delle coalizioni (tenendo presente che si potrebbe su questo ottenere la maggioranza coi voti del centro-destra), sul rapporto cogli scissionisti e con le altre forze più a sinistra del Pd, su quello con le forze centriste, sull’idea di incoraggiare o meno la presentazione di un polo laico magari con Pisapia. Attendiamo non Godot, e nemmeno Macron. Solo Renzi, perché come nel secondo turno in Francia anche alle primarie di domenica il nome del vincitore è già noto. E non sarà né quello del protagonista dei poemi cavallereschi, né quello dell’abitante di una regione del Nord. Le scommesse sono vietate, infatti.

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