I cristiani ammazzati in Egitto
Non sono disponibile a minimizzare, come siamo soliti fare troppo spesso, in particolare noi italiani. Dopo le stragi di Parigi mentre i socialisti francesi si sentivano in guerra, noi ci sentivamo in pace. Adesso, anche adesso, dopo i nuovi terribili attentati, ultimo quello di Manchester, mentre a Dusseldorf ne é stato sventato uno più grave, noi balbettiamo stabilendo anche giuste differenze tra terroristi e islamisti e tra islamisti e musulmani. Intanto in Egitto un commando di una decina di uomini mascherati e armati ha attaccato un convoglio di cristiani diretti al monastero di San Samuele, posto a 220 chilometri dal Cairo. Gli assassini sono entrati sui due bus e nel camioncino e hanno sparato a raffica trucidando 24 persone, e lasciando sul selciato numerosi feriti. Mentre ammazzavano fotografavano la strage. Secondo l’ex portavoce della chiesa ortodossa Anaba Ermya i morti sarebbero 35.
Questo barbaro eccidio avviene dopo un mese dagli analoghi eccidi di Tanta e Alessandria, dove i terroristi hanno ammazzato 45 cristiani copti. Inutile nascondere che quella che costoro hanno lanciato, parliamo dei vari gruppi del terrorismo islamista, tra i quali l’Isis, Al Quaeda, Al Nusra, é una guerra di religione. Far scoppiare bombe nelle chiese cristiane, il giorno della domenica delle Palme, quando le chiese dei cristiani copti d’Egitto, che rappresentano circa il 10 per cento della popolazione, sono gremite di fedeli cos’altro rappresenta? Una guerra di religione, che si ammanta di evidenti denunce etiche. E del resto anche quella che i terroristi combattono contro di noi ammazzando i peccatori occidentali nei giornali satirici, nelle discoteche, nei supermercati é imperniata a questo fanatismo.
Quella che manca é la consapevolezza della drammaticità del conflitto, che ha origine, non tanto o non solo dagli errori anche tragici commessi dall’Occidente nei paesi arabi e mediorientali, ma soprattutto da un fanatismo religioso che ha origini antiche e che é stato alimentato e finanziato da gruppi intellettuali ed economici legati a potentati dell’Arabia saudita, più ancora che di altri paesi. Trump ha fatto bene a richiamare quest’ultimo paese alle sue responsabilità, anche se in Arabia Saudita non solo si nascondono centrali che appoggiano direttamente i terroristi, ma l’integralismo religioso è al massimo livello. La consapevolezza della tragicità del conflitto in corso deve portare gli Usa, l’Europa, la Russia, i paesi arabi e mediorientali ad un’intesa che metta al bando qualsiasi atteggiamento da stato canaglia. Chi sta col mio nemico é mio nemico.
Nella distinzione cui siamo quotidianamente sottoposti, introdurrei tre categorie specifiche. Nella prima vanno collocati tutti coloro che ci hanno dichiarato guerra per le nostre convinzioni religiose ed etiche, parlo dello stato islamico innanzitutto, e degli altri gruppi che combattono con le stesse finalità. Nella seconda collocherei gli islamisti, coloro che mettono la religione sopra lo stato, che impongono i loro principi, che non sopportano l’esistenza di altre religioni o di nessuna religione. Costoro non uccidono direttamente, ma seminano lo stesso messaggio di chi uccide. Dovremmo appoggiare i revisionismi e i riformismi che in talune nazioni islamiche si manifestano, ma anche avere coscienza che questo processo sarà lungo. Infine ci sono i musulmani vittime del terrorismo, quelli che non accettano di coniugare la fede con l’islamismo e men che meno possono dunque giustificare il terrorismo. Poi tra costoro, i laici, cioè coloro che non accettano né la teocrazia, né la confusione tra religione e stato, né la superiorità dell’uomo sulla donna, né la libertà di portare o non portare il velo, sono solo una parte. Abbiamo il dovere, noi, di comporre il fronte alleato più ampio possibile per combattere il terrorismo, ma abbiamo anche il sacrosanto dovere di respingere l’islamismo, di difendere tutte le religioni, di affermare il valore della libertà e della tolleranza da qualsiasi assedio e dal pericolo che la nostra civiltà liberale sta correndo oggi e nei decenni futuri. E chiedere a tutta la popolazione musulmana d’Occidente di sposare i nostri principi di libertà, di fraternità, di eguaglianza.
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