Grasso che cola
Dunque la sinistra, che più a sinistra non si può (anche se non é cosi), ha il suo leader. E’ un leader che naturalmente non c’entra con la sinistra. Trattasi di ex magistrato eletto senatore come indipendente nelle liste del Pd e poi da questo stesso partito elevato al rango di seconda carica dello stato. E’ l’ora di Pietro Grasso, e su questa pietra si corrobora il progetto anti renziano di D’Alema, vera mente dell’operazione, e dei suoi. Da esperti deja vu della politica i vari movimenti si sono anche spartiti le percentuali dei futuri organi del nuovo partito, mentre Liberi e uguali (Morando ha gia annunciato un ricorso perché il nome appartiene alla sua corrente, peraltro non certo la più a sinistra del Pd) annuncia urbi et orbi un progetto a vele spiegate di vecchie ricette e nuove ambizioni.
Col manuale Cencelli in mano metá dei posti negli organi di partito e delle candidature saranno appannaggio di Mdp, il 35% di Sinistra italiana e il 15% di Possibile, il movimento fondato da Pippo Civati. In questo contesto il nostro Bobo ha parlato di una casa accogliente per i socialisti, che non solo contano assai meno di Possibile (possibile?) ma non risultano nemmeno percentualmente conteggiati. La casa rossa, con leader bianco, é fatta. Grasso é il capo di tutti, perché non sta con nessuno. Dirà come Guy Mollet a proposito dei comunisti: “Je suis votre chef, donc je vous suif” (Io sono il vostro capo, dunque vi seguo)? E’ super partes. Anche oltre. Non è ex comunista, forse solo lui. Speranza, Civati e Fratoianni, bellini e giovani, fanno da Re magi a un bambin Gesù di 72 anni. In barba alla rottamazione.
In terza fila appare D’Alema, volutamente consegnato a ruolo di gregario, ma regista vero, in settima Bersani coi suoi aneddoti irripetibili, con Bassolino che riabbraccia Massimo come ai tempi del Pci. Magico revival. Non poteva mancare la Camusso, in prima fila con la Cgil appena reduce da un favoloso nuovo sciopero sulle pensioni. D’altronde il leit motiv é il ripristino dell’articolo 18, assieme al capitalismo sfruttatore e alla lotta al fascismo che ritorna. Un bel salto, ognuno giudicherà se in avanti o all’indietro. Unica variante un inno, non più Bandiera rossa, ma di sapore vagamente berlusconiano. Oltre al leader anche la musica, per far centro, non poteva essere di sinistra….
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