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I socialisti votino socialista

1 Marzo 2018 605 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il simbolo del Psi ritorna sulla scheda elettorale dopo dieci anni. Nel 2008 si tentò una corsa autonoma, in splendida solitudine. Tanti compagni desideravano un Psi senza apparentamenti e così rifiutammo le poltrone offerte da Veltroni e, contrariamente ai radicali, scegliemmo di presentarci con un nostro candidato presidente. Il risultato fu molto magro, poco meno dell’1 per cento e nessun parlamentare eletto. Per cinque anni siamo vissuti, con enormi sacrifici, fuori dalle massime istituzioni, col sostegno di qualche centinaio di amministratori locali e grazie alla volontà di non mollare di un gruppo dirigente legato a una storia, a un simbolo, a un’idea di futuro.

Nel 2013 prevalse così l’idea di tornare, a qualsiasi costo, in Parlamento. Si poteva scegliere una strada migliore, e cioè la presentazione del nostro simbolo (lo sbarramento era riservato solo al secondo arrivato sotto il due per cento di una coalizione). Bersani voleva proteggere Tabacci e preferì offrire seggi ai socialisti. Arrivarono in Parlamento in sette. Quattro alla Camera e tre al Senato, grazie al subentro di Enrico Buemi in luogo di Marino, dimessosi per candidarsi a sindaco di Roma, e all’elezione di Fausto Longo in America latina. Poi gli abbandoni immotivati di Di Lello e Di Gioia ci hanno privato dell’apporto di due deputati.

In queste elezioni, cambiando la legge elettorale (lo sbarramento é salito al tre per cento) si é tentato di promuovere una lista che unisse le forze che andavano dall’area di Pisapia ai Radicali. Purtroppo prima Pisapia si é autoeliminato, poi la Bonino ha preferito andar da sola. Non ci abbiamo mollato e coi Verdi e un gruppo civico legato a Prodi abbiamo dato vita a Insieme, la lista che si presenta alle elezioni di domenica. E che espone i tre simboli, quello dei Verdi, quello dei civici e, appunto quello del Psi, nell’ambito di una coalizione di centro-sinistra.

Sarebbe ora che si dichiara socialista ci sostenesse senza esitazioni. Si poteva fare altro? Cosa? Presentare solo il simbolo Psi come nel 2008 o presentarlo da solo nella coalizione di centro-sinistra? Perché? Al 2008 nessuno che abbia un minimo di buon senso vuol certo ritornare col cappio del voto utile sul capo. E presentarci soli nella coalizione di centro-sinistra avrebbe obiettivamente vanificato qualsiasi speranza di superare la soglia di sbarramento. Potevano i socialisti presentarsi in altra coalizione? Con chi? Col centro-destra di Salvini? Andiamo…

Diamo uno sguardo a chi ci ha lasciato per ipotetiche nuove e più gratificanti avventure. In LeU i socialisti sono stati respinti. Lo hanno riconosciuto Bobo Craxi e gli altri compagni che vi avevano aderito. Bobo, ma anche Ciucchi, hanno dichiarato che voteranno socialista e visto che l’unico simbolo socialista é il nostro la dichiarazione risulta assai chiara. I compagni di Risorgimento sono confluiti nella lista chiamata Potere al Popolo. Resto senza parole. Non ho nulla contro rifondatori vari, ci mancherebbe. Ma cosa c’entra con costoro la storia del Psi? Non ho mai voluto morire democristiano, se qualcuno ha scelto di morire comunista, fatti suoi.

Ci sono compagni che annunciano resurrezioni e io non credo neppure a quella più celebre e peraltro contestata. Un sentimento di affetto profondo, di autentica solidarietà mi unisce a tutti coloro che sognano di rifare il vecchio Psi. Purtroppo non é possibile, senza Pci, Dc, Pri, Psdi, Pli, Msi. Prima o poi si accorgeranno, son passati 25 anni, che il sistema politico italiano é cambiato. Oltre tutto non specificano cosa intendano per unità socialista. Se é unità tra coloro che 25 anni fa erano nel Psi, i confini invalicabili sono due. Uno è di tempo. Sarebbe un’unità di sopravvissuti. L’altro é politico. Non basta essere stati uniti 25 anni fa per essere uniti oggi. Non c’è altro, credetemi, di questo piccolo Psi che testardamente e forse anche inutilmente, ma spero di no, abbiamo tenuto vivo fino ad oggi, con tutti i limiti e gli errori che possono essere stati compiuti e dei quali sarebbe giusto discutere non ora, ma dopo le elezioni.

Non approvo nemmeno l’idea che sia meglio non eleggere nessuno. Come se il nostro eventuale rilancio fosse legato a una nostra catarsi. Ma quante purificazioni dovremmo subire? Meglio poco che nulla, dicevano i vecchi socialisti rifornisti di Reggio Emilia quando scelsero di allearsi coi crispini. Meglio pochi parlamentari che nessun parlamentare. Abbiamo oltretutto bisogno di finanziamenti per vivere, per mantenere l’Avanti, che costa poco ma non niente, Mondoperaio, l’associazione il Socialismo, una sede, per pagare qualche generoso e coraggioso impiegato. Domenica si vota. Ho diviso i socialisti in due: quelli che tentano di far qualcosa e quelli a cui non va bene niente. Questi ultimi diano fiducia alla nostra lista se vogliono, dopo il 4 marzo, continuare a parlar male di noi. Non hanno scampo.

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