Il partito del progresso
Si stanno mobilitando in tanti, senza partiti e sindacati, ma spontaneamente o attraverso movimenti e associazioni, per contestare il governo in nome della crescita, del lavoro, del progresso. Dopo le trenta, quarantamila persone chiamate in piazza dalle sette donne di Torino per dire sì alla Tav Torino-Lione, dopo gli studenti che nelle scuole reclamano più investimenti e un futuro per loro, ecco il 3 dicembre a Torino i consigli generali dell’associazionismo d’impresa, il 13 a Milano gli artigiani del Nord Italia, nei giorni successivi a Verona le forze produttive locali. Alle mobilitazioni si aggiungono poi nuove forme di protesta come la petizione popolare lanciata da Federmeccanica. I contenuti di queste iniziative spaziano dalle infrastrutture alla formazione 4.0, dal fisco alle regole del lavoro e messe assieme sono stare definite come quelle del partito del Pil.
Si tratta di un vasto settore di opinione pubblica che vuole un’Italia moderna e al passo coi tempi, che non accetti veti assurdi e autolesionistici sulle grandi opere in nome di una decrescita solo infelice. Tutto questo si scontra con due tendenze, una delle quali al governo del paese. La prima, quella invero più preoccupante, e quella interpretata dai Cinque stelle. La loro ispirazione é pre industriale, venata da vaghe suggestioni bucoliche, contraria a strade, autostrade, ponti, tunnel, gasdotti, insomma a tutto quello che servirebbe all’Italia per diventare più competitiva. Proponevano un parco al posto dell’Ilva, un bar ristorante denso di fiori sotto il ponte Morandi, contestavano la gronda e anche la Tap. Poi hanno dovuto parzialmente rettificarsi e fare i conti coi duri e puri del movimento e con lo stesso Grillo, che al governo avrebbe voluto portare il suo vaffa.
Dovranno pur decidersi adesso sulla Tav e su tutto il resto. Ma presto. Intanto, per la prima volta, al grido “Non litighiamo sui decimali”, pare che i due vice intendano cercare una mediazione con Bruxelles dopo la bocciatura (avvenuta all’unanimità) della nostra manovra. E’ bastato questo per far calare lo spread. Vedremo il seguito, anche perché Draghi ha confermato la fine del QE al sorgere del nuovo anno. Passaggio molto difficile per le conseguenze che porterà sul debito italiano.
La seconda tendenza che viene sconfessata é quella del ritorno a una visione classista in senso tradizionale della società italiana. Non c’é nulla di più interclassista di questo nuovo grande movimento. Il partito del Pil, il partito del progresso, è composto da lavoratori dipendenti, studenti, artigiani, imprenditori, che non solo non vogliono uscire dal capitalismo, ma vogliono che l’Italia rafforzi la sua capacità produttiva, per creare lavoro e non assistenza pubblica, per restare in Europa, per costruire il futuro dei nostri figli e nipoti. Penso che i socialisti, i radicali, i democratici, i liberali debbano stare con l’occhio teso e capire che uno spazio nuovo di rappresentanza politica si apre e che il Pd, questo Pd, ma anche meno una sinistra vetero-dogmatica e antieuropeista, oggi non è in grado di intercettarne i bisogni.
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