Fiano e Prampolini
Emanuele Fiano, ebreo e profondo difensore della buone cause del suo popolo, si é improvvisato agguerrito difensore delle prerogative del Parlamento che sono state violentate dal governo gialloverde, almeno nelle procedure previste dall’articolo 72 della Costituzione che riguarda quelle, clamorosamente infrante, per l’approvazione della legge di bilancio. La Camera aveva discusso e approvato un testo, sostanzialmente mutato dopo l’accordo con la Ue, del quale i senatori non conoscevano il contenuto. Il testo é arrivato al Senato senza passare dalla apposita commissione ed é stato approvato poche ore dopo senza che l’Aula avesse la possibilità neppure di leggerlo integralmente. Alla Camera il nuovo testo é arrivato dopo l’approvazione del Senato a scatola chiusa e Fiano ha inteso manifestare il suo dissenso lanciando il malloppo addosso ai banchi del governo e colpendo il sottosegretario leghista Garavaglia, al quale poi ha chiesto scusa. Non é la prima volta che un deputato pacifico, per far valere i suoi diritti violati, compie un gesto simile. Torniamo al 1899, quando la Camera era intenzionata ad approvare le leggi liberticide del presidente Pelloux. Per uno strappo al regolamento, nella seduta del 30 giugno, Prampolini, il più pacifico dei socialisti, subito imitato da Giuseppe De Felice, da Leonida Bissolati e da Oddino Morgari, si recò nel bel mezzo dell’emiciclo per sollevare le urne. La seduta fu sospesa e Prampolini fu inquisito e incarcerato per circa un mese. Ecco, la differenza sta qui. Fiano può festeggiare la fine dell’anno in famiglia…
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