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La confusione del socialismo

17 Aprile 2019 639 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ognuno, come é noto, concepisce questo termine a modo suo. Vi aggiunge aggettivi, che a volte ne giustificano le differenze e ne impediscono le più tragiche versioni. Quella del socialismo nazionale, soprattutto, e anche del socialismo reale ne sono la faccia più inquietante, perché entrambe corroborate da sistemi dittatoriali, violenti, polizieschi, aggressivi. I polacchi, i cecoslovacchi, gli ungheresi che hanno conosciuto entrambe le applicazioni alla fine hanno messo in discussione anche il sostantivo. Ricordo nel 1989 la visita di Craxi a Praga che si proclamò segretario di un Partito socialista e la reazione popolare all’espressione di quella parola.

Il Psi degli anni ottanta ebbe il merito di comprenderne in anticipo la crisi. Col congresso di Palermo del 1981 si proclamò a maggioranza riformista, mentre il Pci di Berlinguer ancora non aveva rotto col marxismo-leninismo, nonostante lo strappo da Mosca di qualche mese prima, con la conferenza di Rimini del 1982 superò decisamente il classismo (cosa c’é di più interclassista della strategia dell’alleanza tra merito e bisogno?), con il lib-lab assunse il liberalismo come fonte necessaria di ogni socialismo. Questo oggi é ancora attuale, oggi alle prese come siamo coi tre nuovi esplosivi fenomeni che negli anni ottanta ancora non si conoscevano? E cioè quelli relativi alla globalizzazione, alla finanziarizzazione e all’immigrazione?

Questa é la domanda che i socialisti italiani, se ancora esistono, dovrebbero porsi. Di fronte a questi tre fenomeni, a cui si aggiunge quello dei vincoli europei, peraltro sottoscritti anche dai ministri del vecchio Psi alla fine del 1992 a Maastricht (ma dei quali Craxi chiese l’allentamento dall’esilio tunisino) occorre superare anche quelle nostre revisioni, come non pochi pensano, ritornare al passato e cioè a un socialismo se non scientifico, statalista e classista? Io penso che non ci sia nulla di più sbagliato. Intanto perché quel socialismo non conosceva né prevedeva le novità anche sconvolgenti del nostro tempo, penso oltretutto alla rivoluzione tecnologica e alla informatizzazione. Ma anche perché proprio dall’analisi del presente si ricavano problemi che il vetero socialismo non é in grado di affrontare e men che meno di risolvere.

La globalizzazione ha prodotto un miglioramento di vita di intere zone del pianeta, precedentemente alle prese con la fame e il sottosviluppo, penso all’India e alla Cina, l’Africa é un problema a parte. Dovremmo combatterla in nome della sua negazione tipica dei No globals? Follie. Certo il mercato globale é stato un azzardo, ma si poteva fare altrimenti? Il ceto medio ha subito un colpo dal WTO, ma non dimentichiamo le conseguenze dell’entrata nell’euro. E ciò ha riguardato soprattutto i lavoratori dipendenti visto che uno stipendio di due milioni di lire non ha il potere di acquisto di uno da mille euro. Ma questo cosa c’entra col socialismo? La finanza é un grande problema e la conversione dell’economia in accumulo di carta investe il mondo intero. Certo il ruolo dello stato anche come soggetto attivo nell’economia non va sopraffatto e per questo non sono liberista. Ma lo stato va proprio concepito come regolatore e stimolatore, in un rapporto con il privato che mai come oggi si rivela indispensabile.

Contesto Corbyn per la sua visione classista, statalista, e in parte anche antieuropea ed esalto invece i valori e le strategie del socialismo liberale come quelle ancora più che mai attuali. Le esalto anche di fronte al fenomeno dell’immigrazione che va gestita con equilibrio e solidarietà e non salvinianamente. Ma che produce problemi di integrazione e di squilibrio. Non é esteticamente attraente la società multirazziale come ha fatto capire la sinistra in un rigurgito di tardo romanticismo. E’ fenomeno da governare senza cedimenti sul piano dei valori tipici della nostra società liberale, soprattutto quella di origine islamica. L’integrazione, come ho gia scritto, non è un compromesso tra libertà e integralismo, ma é un inserimento di tutti nella nostra cultura fondata sulla tolleranza e sul rispetto dei diritti delle donne e dei figli, sulla loro emancipazione libera da ossessioni religiose. Il socialismo solo se è liberale é in grado di comprenderlo. Vogliamo disconoscerlo disconoscendo noi sfessi?

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