Poveri noi
Ormai si legge di tutto. Ma stiamo ai dati ufficiali. Secondo l’Istat in Italia ci sarebbero 5 milioni di poveri e altri nove in povertà relativa. Per questo, anche per questo si stabilisce un reddito di cittadinanza stanziando 7 miliardi di euro. A oggi le domande ammesse per ottenere il reddito ammontano a poco più di 700 mila. Calcoliamo pure una moltiplicazione per due o per tre per arrivare a un nucleo familiare ma ipotizziamo anche che tra i settecentomila si nasconda con abilità anche qualche profittatore, resta il fatto che siamo molto lontani da quelle cifre.
Questo però era evidente anche in partenza. In un paese in cui l’evasione fiscale, anche a causa del lavoro nero, é così elevata, si parla di oltre 150 miliardi, e dove i risparmi rappresentano otto volte il reddito, come si fa a fidarsi dei sondaggi sulla povertà peraltro certificati attraverso un campione basso di cittadini e dichiarazioni soggettive e non controllate? L’impressione che in Italia sia molto difficile stabilire il livello medio di vita é evidenziata dal contrasto tra dichiarazione dei redditi e stile di vita.
Quello che emerge invece da ogni censimento è l’aumento delle disugualianze, tra giovani e anziani, tra disoccupati e occupati, tra lavoratori dipendenti e pensionati da un lato e lavoratori autonomi, tra questi ultimi che pagano fino all’ultimo centesimo, pochissimi, e coloro che evadono, tra imprenditori che investono e imprenditori che portano il lavoro all’estero, tra imprese che hanno sede fiscale in Italia e imprese che ce l’hanno all’estero. Quello che emerge é una forte disparità di comportamenti e di trattamenti in tutte le categorie. Più ancora tra creatori di ricchezza solo per loro (chi opera nella finanza) e chi invece crea anche per gli altri.
Le disuguaglianze spezzano le classi e perfino le stesse condizioni sociali, a volte perfino gli stessi mestieri e professioni. Anagraficamente si allarga sempre più la condizione, spesso opposta, tra anziani, generalmente protetti, e giovani. spesso senza garanzie e con un futuro complicato. E anche tra gli stessi pensionati e lavoratori dipendenti esistono disparità tra chi ha una pensione interamente retributiva e chi ce l’ha mista e tra poco contributiva, tra chi lavora e arrotonda in nero e chi vive della sue pensione e stipendio. E’ difficile, se non impossibile, stabilire con certezza lo stato di vita degli italiani. Una cosa é certa. I sondaggi e le statistiche portano solo a falsificare la realtà. Forse un migliore contributo alla verità lo si può attingere dalla verifica dei conti bancari e delle proprietà immobiliari e per questo (quando queste ultime non siano intestate ad altri o portate all’estero) l’unico metro fiscale equo risulta in Italia quello indiretto. La dichiarazione dei redditi é spesso solo un abbaglio.
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