Salvare una vita o rispettare le leggi?
I diritti umani sono materia nostra. Soprattutto nostra, materia da socialisti liberali. Da gente che si é battuta per l’uguaglianza di tutti gli uomini e per la loro libertà. Viviamo in un’epoca in cui i valori di fondo paiono scomparsi o per lo meno assopiti. Viviamo in un paese, l’Italia, dove il popolo insegue tutte le infatuazioni del momento per poi subito rinnegarle. Viviamo nell’Italia che si mobilitava contro il razzismo negli Usa e poi ha scoperto il razzismo in casa propria. E non parlo degli italiani disagiati che hanno tante ragioni a rivendicare diritti a loro negati. Non parlo del popolo delle periferie che si rivolta contro una gestione assurda dell’immigrazione concentrata in zone già degradate.
Parlo dei tanti italiani, anche benestanti, che non si dichiarano razzisti e poi aggiungono un “però” denso di intenzioni le più truci, che hanno scatti di insofferenza per chi chiede un’elemosina senza chiedersi chi sia quel tale e in che condizioni sia costretto a vivere e augurandosi di vederlo sparire al più presto. Parlo dei tanti che a fronte del dilemma se salvare vite umane o lasciarle in mare optano senza dirlo per la seconda soluzione. E magari anche di quelli diventati improvvisamente e scrupolosamente legittimisti anche se poi evadono il fisco o lavorano in nero. Sono rimasto di stucco nel sentire le offese truculente e rancide di coloro che hanno atteso al molo di Lampedusa l’attracco della Sea Watch e lo sbarco di Carola. Le hanno gridato di tutto come se fosse colpevole del peggiore degli atti umani, del più alto misfatto, del più orrendo delitto. Per anni ho combattuto la sinistra dei miti, quella che rinchiudeva le idee nel recinto di rigide ideologie.
Ora combatto una destra che irride, degrada, mistifica l’identità delle persone. Greta, la ragazzina che ha sollevato le coscienze di milioni di ragazze e ragazzi sul tema ambientale, sarebbe una stupidina e i suoi seguaci dei “gretini”, Carola sarebbe al soldo del neo capitalismo mondiale, di famiglia troppo benestante, fra un po’ scommetto che salteranno fuori anche i suoi gusti sessuali. Quello che è avvenuto (e non è la prima volta) è molto chiaro. C’era una nave che aveva salvato 42 migranti che stavano annegando. Il porto più vicino era Lampedusa. In Libia non potevano farli rientrare perchè i porti non vengono considerati sicuri, in Tunisia neppure perché questo paese non ha firmato il trattato di Ginevra. Malta accoglie in proporzione molti più migranti di noi. E allora?
Dopo 17 giorni questi sventurati, che provenivano da viaggi lunghi, sfiniti dalla fatica e dal caldo rischiavano la vita. Il capitano, Carola, ha scelto di infrangere la legge (ma davvero non è Salvini che infrange l’articolo 10 della Costituzione italiana?) e di approdare a Lampedusa. Ha anteposto la salvezza dei migranti al rispetto (presunto) delle leggi. Da socialista liberale avrei fatto la stessa cosa. Qualcuno mi ha ricordato il Critone di Platone sulla scelta di Socrate. Ma Socrate sacrificò la sua vita e non quella degli altri per obbedire alle leggi. Differenza sostanziale. Io chiedo a tutti di darmi una risposta. Di fronte all’identico dilemma cosa avreste fatto voi? Di fronte a una scelta immediata tra la difesa della vita o la difesa della legge per cosa avreste optato? E non ditemi che il problema dell’immigrazione é complesso, che bisogna aiutarli in casa loro, che non possiamo ospitare tutti, che l’Europa deve farsene carico, che bisogna bloccarli alla partenza. Tutte cose giuste. Ma state al tema specifico. Voi pilotate una nave con 42 esseri umani distrutti dalla fatica e dal caldo, che non ce la fanno più. Voi avreste obbedito alle regole sancite da un governo o all’esigenza di salvare loro la vita?
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