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Il taglio del Parlamento

7 Ottobre 2019 790 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Riccardo Nencini domani voterà contro la legge sul taglio del parlamentari e il Psi tutto si é dichiarato contrario alla legge costituzionale dei Cinque stelle. Oggi sul Corriere Angelo Panebianco chiarisce, se mai ce ne fosse stato bisogno, da quale impostazione della democrazia essa dipenda e quale mancanza di ispirazione istituzionale e costituzionale contenga la sua approvazione da parte del Pd. Quel che Panebianco non desume é la più semplice delle verità. E cioè che il Pd ha accettato il baratto. E cioè la prima delle condizioni poste dai grillini per la nascita del Conte due che era, appunto, la riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari. Hic rodhus hic salta. E il salto del Pd é stato effettuato dopo avere resistito per tre votazioni sostenendo una posizione logica e opportuna seconda la quale la diminuzione del numero dei parlamentari dove seguire, e non precedere, la riforma del Parlamento e la legge elettorale.

Domani, invece, si approverà soltanto il taglio dei parlamentari (ed eventualmente la legge sarà sottoposta a referendum), lo scalpo che i Cinque stelle devono agitare contro chi difende le poltrone e chi non ha a cuore la diminuzione dei costi della politica. Partiamo allora di qua e diciamo subito che il risparmio sarà esiguo e ridicolo e che i costi della democrazia possono anche essere diminuiti a scapito della stessa democrazia. Ma i Cinque stelle hanno in testa un progetto chiaro, almeno loro. Non amano la democrazia parlamentare, ritengono il Parlamento, che Grillo aveva ipotizzato addirittura di nominare con estrazione a sorte dei suoi componenti, una sorta di inutile poltronificio. Sono orientati a un’indefinito modello di democrazia diretta, vincolando ogni loro decisione al verdetto della piattaforma Rousseau. Nulla di male se non altro perché tutto questo é stato più volte messo in luce. Il loro progetto é pericoloso perché un sistema democratico senza delegati rischia di divenire oligarchico e plebiscitario, una scatola vuota in cui il popolo sarà chiamato solo a dire dei sì e dei no senza potere entrare nel merito dei singoli provvedimenti. La democrazia diretta si trasformerebbe in una democrazia guidata o teleguidata. Come il modello a cui i Cinque stelle ispirano la loro vita interna.

E’ in questa chiave che si gioca la legge costituzionale che domani, se non vi saranno scossoni, verrà definitivamente approvata dal Senato. Il Pd voterà a favore. Ha accettato il baratto perché questo partito é privo, contrariamente ai Cinque stelle, di un suo progetto di democrazia. Se così non fosse, se questo partito fosse ispirato a una sua proposta chiara di riforma istituzionale e costituzionale, il baratto sarebbe almeno avvenuto sulla base di un compromesso e non di una capitolazione. Il Pd é stato nel tempo per il semipresidenzialismo (ai tempi della Commissione bicamerale presieduta da D’Alema) e per il maggioritario alla francese (sempre con la Bicamerale) dopo avere votato convintamente il maggioritario a un turno con recupero proporzionale del Mattarellum, ha contestato il Porcellum perché troppo proporzionale, poi ha introdotto il Rosatellum che è per due terzi proporzionale, ha immaginato l’Italicum, il più maggioritario delle leggi addirittura con reductio a due nel secondo turno, poi ha optato, almeno oggi, o così sembra, per una legge interamente proporzionale, passando attraverso la riforma Renzi, bocciata anche da molti aderenti al partito, che aveva almeno il pregio di riformulare i poteri delle due Camere.

Così domani si compirà l’ennesimo scempio alla Costituzione nell’assoluto silenzio di quanti avevano elevato il loro sdegno per la riforma Renzi e avevano impugnato le armi nella difesa dei “sacri” testi. Dove sono costoro? Dov’é il professor Zagrebelski? Muto. E dove sono i guardiani della Costituzione come Bersani e D’Alema? Zitti. Possibile non capire che una riforma del genere deve essere la conseguenza e non la premessa di una riforma costituzionale più complessiva che non può partire neanche dalla legge elettorale ma dal tipo di stato che vogliamo costruire? Presidenziale o parlamentare? E poi monocamerale o bicamerale? E in questo secondo caso con quali differenze tra le due camere? E poi con quali leggi elettorali? E con la seconda camera elettiva oppure no, come avviene negli altri paesi europei? E infine, ma infine, con quanti parlamentari l’una? Così facendo non solo si capovolge la logica politica di una riforma istituzionale e costituzionale ma si concede ai Cinque stelle lo sfregio della democrazia in nome dei loro slogan offensivi e deteriori. Certo questo governo val bene il baratto. O no?

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