Le mie idee
Nella ultima riunione della Direzione avevo invitato il partito, o meglio i nostri due rappresentanti nelle istituzioni, a non votare la fiducia a questo governo così come ha aveva fatto lo stesso Ugo Intini. Se l’obiettivo era quello di frenare Salvini, almeno per ora possiamo dire che questo obiettivo é stato mancato. E che anzi i due contraenti del patto di governo sono entrati in crisi loro: il Pd ha subito due scissioni e i Cinque stelle hanno accelerato la loro inesorabile spinta verso l’estinzione. Di Maio deve essere benedetto da Grillo con un buffetto e un’indicazione inappellabile: il patto col Pd non si tocca. Esattamente il contrario di quello che il ministro degli Esteri, che si dimentica del G20, pensava. Così com’é accaduto con la piattaforma Rousseau, che gli ha imposto di fare, in Emilia e in Calabria, il contrario di quel che aveva proposto. Questo ragazzo assomiglia vagamente, al capo dei socialisti francesi durante gli anni del Front populaire, che rivolgendosi ai comunisti era solito rassicurarli così: “Io sono il vostro capo, dunque vi seguo”. Salvini é stato fortunato. Grazie al Conte due (l’unico essere umano che puó smentire Aristotele e la sua teoria della non contraddizione perché può essere se stesso e il suo contrario) il “capitano” ha ripreso a crescere.
Mi sembra esista uno spazio enorme per un partito, un polo, un’alleanza che riesca a dare risposte anche a quei giovani e che non può essere il Pd. Quando penso che Franceschini, sconfitto due volte nella sua Ferrara, é ancora ministro e capo delegazione del suo partito al governo mi chiedo se per caso non siamo invece su Scherzi a parte. Noi avevamo richiesto con Riccardo Nencini una sorta di azzeramento del centro-sinistra e la nascita di un’alleanza repubblicana oppure la costruzione della seconda gamba della coalizione. Però chiedo su questo chiarezza. Sentimenti identitari sono quelli che ci tengono uniti, ma il percorso, la strategia, é quella di rilanciare una prospettiva solo identitaria? Siamo ancora immersi nel dilemma che Roberto Villetti chiamava quello tra proposta identitaria o l’alleanza riformista che ci ha attanagliato per un quarto di secolo. Con spinte ora nell’una ora nell’altra direzione.
Io penso che il rilancio della sola prospettiva identitaria in un sistema non identitario sia impervia, per non dire velleitaria. Rischieremo di sbattere ancora la testa contro il muro come abbiamo già fatto molteplici volte. I risultati dal 1994 al 2008 sono sotto i nostri occhi. Noi ci siamo salvati sempre solo grazie alle alleanze e quando ci siamo presentati da soli non abbiamo mai eletto nessuno alle elezioni politiche. Vero, siamo ridotti a tre consiglieri regionali, ma due sono stati eletti grazie a un simbolo civico. Presentiamo la lista dove é possibile alle elezioni regionali. Le forzature possono portare a prove deludenti e scoraggianti. E se parliamo dell’Emilia la possibilità di una lista autonoma più vasta del solo Psi é possibile.
Di tutte le forze della cosiddetta prima repubblica il Psi é tuttora l’unico partito senza figli. Non ci sono più la Dc e il Pci, ma ci sono i loro eredi che si portano seco la storia, le vicende e le personalità di quei partiti, mentre il Psi é senza succedanei. E’ un partito sterile. E come un padre che non genera finisce per bloccare la sua genia ed essere dimenticato. C’é qualche risveglio su Craxi più a destra che a sinistra, per la verità. Ho scritto sull’Avanti che questo avviene perché noi siamo stati l’altra faccia della sinistra, da sconfiggere e da dimenticare. Vero. Ma proprio per questo, l’ho dedicato a Stefania, non potevamo diventare l’altra faccia della destra. E’ innaturale.
E siamo al ventennale. Bobo Craxi ha finito la penitenza. E’ inutile e anche controproducente tenerlo in quarantena. Propongo che il Consiglio nazionale lo coopti in Direzione e in segreteria.
La politica impone scelte immediate. Italia viva puó essere un possibile approdo? E allora non limitiamoci a sostenere la posizione minimalista. E cioè quella dell’accordo tecnico al Senato, ma facciamolo vivere anche in periferia. In uno scontro come quello che si verifica all’interno del centro-sinistra bisogna scegliere. O stare col Pd o con Italia Viva e con Calenda, che oggi, purtroppo non vogliono costruire un progetto assieme. In mezzo c’é solo la possibilità di essere schiacciati.
Non sono socialisti, questo il vecchio il vecchio refrain. Il Pd, Leu, peggio che peggio Renzi e Calenda. Noi col nostro 1 per cento scarso ci eleviamo a rigidi depositari di un nome d’origine controllata che in Italia nessuno tranne noi vuole portare. E fondiamo una sorta di motorizzazione che rilascia patenti. Senza spesso neanche domandarci cosa sia il nostro socialismo, che nella storia italiana ha conosciuto diverse e anche sciagurate deviazioni. Se é il socialismo degli anni ottanta, quello del garofano, bé trattasi di liberalsocialismo che non a caso riuscì ad aggregare parti del mondo socialdemocratico e liberale italiano. E dunque a maggior ragione oggi non dovrebbe essere un problema contrarre alleanze con chi si ispira a quegli stessi valori.
Non facciamo le cose a metà. Nessuno mette in discussione l’esistenza della nostra comunità, che é ad un tempo storica, editoriale, amministrativa. E che paradossalmente può proprio saltare per aria come un pallone gonfiato se noi sviluppassimo solo la strada identitaria e non anche l’alleanza riformista. Basta poco. Bastava che Riccardo Nencini non fosse stato eletto e avremmo dovuto chiudere, senza il due per mille, senza soldi, senza più quello spirito garibaldino che ci caratterizzò tra il 2008 e il 2013. Non facciamo le cose a metá come qualche volta é successo in questi anni. Flirtando con la Rosa nel pugno, poi con Più Europa, e qualche volta sottomettendoci troppo al Pd col quale abbiamo anche sottoscritto un patto federativo senza creare una federazione.
Bene il garofano, bene la spinta a rilanciare la nostra comunità, ma senza illuderci ed illudere che questo sia possibile da soli. Da soli si muore, come cantava un vecchio cantautore. E allora oggi che l’evoluzione del campo del centro-sinistra va nella direzione da noi auspicata approfittiamone. Rinasce un fiore, grazie all’impegno del nostro segretario Vincenzo Maraio, il fiore che abbiamo amato di più. Mettiamocelo all’occhiello, ma contribuiamo, con le nostre scarse forze, ma col nostro orgoglio che non é mai morto e che non morirà finché siamo vivi, a costruire un giardino fiorito. Il giardino di cui ha bisogno questo nostro martoriato paese. Con le nostre idee che sono antiche e moderne, originali ed eretiche quando é necessario e che sono importanti non meno dei nostri voti.
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