La predica di Natale
Come ogni anno a Reggio Emilia i socialisti si ritrovano attorno alla statua di Camillo Prampolini per commentare la sua predica di Natale, il racconto che l’allora direttore de La Giustizia pubblicò in occasione del Natale del 1897. E che può essere riassunto così: un uomo salendo su una sedia tenne un comizio improvvisato dinnanzi a una Chiesa popolata di fedeli che uscivano dopo la messa. Quell’uomo, forse era lo stesso Prampolini, chiese a fedeli se fossero veramente cristiani e se avvertissero gli stessi sentimenti di Cristo contro l’ingiustizia e la diseguaglianza degli uomini. E se pensassero che bastasse frequentare la Chiesa e sorbirsi i sacramenti per dimostrarlo. Chiese loro se la Chiesa del suo tempo interpretasse quegli ideali. E poi dichiarò che se volevano davvero combattere un mondo basato sulla sopraffazione e sulla discriminazione dovevano diventare socialisti.
Il tema centrale che Prampolini pose già dal 1882, in occasione dell’uscita del suo “Lo scamiciato, voce del popolo”, un giornale che univa socialisti, repubblicani e anarchici, e che il giovane Prampolini pubblicò, fresco di laurea conseguita in giurisprudenza all’università di Bologna, assieme a in gruppo di ragazzi, in parte suoi compagni di università, ma anche popolani come Angelo Canovi, negoziante anarchico, ma fortemente legato a Prampolini, era quello relativo alla contraddizione tra il messaggio evangelico e la posizione della Chiesa del suo tempo, che voltava le spalle alle rivendicazioni di una plebe infestata da malattie e miseria. La questione venne posta da Prampolini su quel giornale già nella sua edizione del 26 marzo del 1882 in un articolo dal titolo “Morale cristiana” che cita passi del Vangelo sulla proprietà (su questo e sul diritto alla proprietà e sull’illegittimità della sua espropriazione si era sviluppata un’accesa polemica col vescovo di Reggio), in particolare su una definizione evangelica che definiva la proprietà come “un’ingiusta ricchezza”. La firma era “un topo da biblioteca”, ma l’estensore doveva essere proprio Camillo Prampolini.
Il secondo assaggio sul tema fu del 22 aprile del 1883, e l’articolo firmato l’Evangelista è titolato “Socialismo nemico dei preti”. Cristo venne definito un “vero rivoluzionario” e i preti paragonati “ai farisei che fanno i persecutori rabbiosi e i carnefici di Cristo”. Con questo era evidente il tentativo palese di una equazione tra i primi cristiani perseguitati con i primi socialisti anche loro sottoposti a censure e a volte anche al carcere. Dopo la scomunica del vescovo di Reggio Emilia Rocca al giornale, decisamente anticlericale e che pubblicava a puntate le gesta di certo prete della frazione di Pieve Modolena sul quale si ironizzava a proposito della sua tendenza a non rispettare il voto di castità o sul libro attorno alle amanti di Pio IX appena uscito, o sulle falsità della religione (ne “La Giustizia” che prese piede nel 1886 ancora si proclamava l’eroica morte dei socialisti che “si spegnevano senza cedere alle illusorie e fallaci menzogne della religione”) Prampolini volle replicare: “Prete Rocca, ci vuol altro che scomuniche. Noi siamo più cristiani di voi perché Cristo fu più socialista che prete. Cristo é il popolano ribelle che trama contro l’ingiusta oppressione dei ricchi e contro l’ipocrisia dei preti. Cristo é l’amico infaticato del popolo a cui vuol conquistare la felicità e la giustizia. Cristo é il rivoluzionario ardente che spende tutta la sua vita a predicare che gli uomini siano fratelli e uguali”.
Tra la pubblicazione de “Lo Scamiciato” (Prampolini aderì definitivamente al socialismo nel 1883, dopo la conferenza tenuta a Reggio da Andrea Costa, che si era convertito al socialismo gradualista provenendo dall’anarchismo nel 1879, a seguito del fallimento delle imprese a metà tra insurrezionalismo e goliardia degli anarchici negli anni settanta) e quella de “La Giustizia”, e il giornale di Prampolini dovette sorbirsi una nuova scomunica dal vescovo Manicardi, sta il biennio di “Reggio Nova”, il giornale che Contardo Vinsani, padre della cooperazione reggiana, volle pubblicare e che affidò allo stesso Prampolini e a Giacomo Maffei. Quest’ultimo sarà eletto deputato assieme a Prampolini nel 1890, quando su quattro deputati socialisti due erano eletti a Reggio Emilia.
Tornando alla polemica sulla figura di Cristo e sulle contraddizioni della Chiesa, possiamo proprio sostenere che si tratta di polemica decisamente superata. Papa Francesco (ma per la verità non solo e non da oggi) ha più volte sostenuto un’etica non puramente trascendente ma anche immanente. Questo é avvenuto attorno ai problemi degli immigrati, delle guerre, delle ingiustizie e queste convinzioni sono oggi patrimonio di tutta la Chiesa dei giorni nostri e al centro delle riflessioni di tutti. L’antinomia posta da Prampolini é stata così risolta. I cristiani pare dunque siano diventati veramente cristiani anche se non sono diventati socialisti. Merito di Prampolini é di aver posto il problema. Per la seconda trssformazione ci resta solo la speranza.
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